LISI E
KIERAN
IN UNA SERA D'ESTATE
Luglio 20..
Qualche mese prima del Sesto Incarico
Erano da poco passate le 23.
L’aria era infine leggera e frizzante dopo il caldo
afoso di quel pomeriggio di metà luglio. Indossavo un
fresco abito blu di seta lavata con bretelline che si
incrociavano sul collo.
Tra le mani un bicchiere di
limonata, anche se nonostante il caldo non avevo affatto
sete. Lo tenevo tra le dita più per fare qualcosa che
per reale bisogno.
Mauro non c’era. Era andato a
Padova per testimoniare al processo contro Saverio
Bellotti-Casati e Maria Ghigliozzi. “E’ meglio che tu
resti a casa”, aveva detto. “La tua presenza non è
necessaria e sei troppo coinvolta emotivamente in quello
che è accaduto”.
Quelle parole continuavano a
girarmi per la testa.
Probabilmente aveva ragione. Per
quanto lui fosse stato tenuto prigioniero da Saverio ed
avesse rischiato la vita, tra noi quella che era rimasta
più colpita dai quei maledetti eventi ero sicuramente
io. C’erano delle immagini che ogni notte tornavano nei
miei peggiori incubi e mi inseguivano fino a quando non
mi risvegliavo. Eppure… eppure avrei avuto voglia di
guardare negli occhi quei due individui che si
difendevano dietro a parole senza senso, lanciando
accuse a Blumenthal, allo stesso Catalano, fino ad
arrivare addirittura alla prozia Francesca.
Avrei voluto scrutarli e leggere
dentro alla loro anima. Avrei voluto che si rendessero
conto di quello che erano. Che potevano anche cercare di
illuminare la realtà con luci distorte ma quello che
avevano compiuto era lì, presente. E quello non poteva
essere cambiato. Camuffo o non Camuffo…
Era incredibile. Mi sembrava che
fosse passata una vita intera da quando ero entrata per
la prima volta all’Orto Botanico di Padova. Ed invece
erano trascorsi solo una manciata di mesi. Un paio di
esami. Qualche libro in più da studiare. Un guardaroba
che da primaverile era diventato estivo. E poi cosa? In
fondo cosa? Sì, una missione in Estonia. Ma come sempre
anche quella sembrava fuori dal tempo. Come tutto quello
che mi legava al lavoro all’Unesco di Mauro. Una
vita-non vita, come amava ricordarmi Elena Longobardo.
Una parentesi breve che di fatto non mi apparteneva.
Perché io rimanevo sempre la solita, insignificante Lisi
Cavalieri…
Chiusi gli occhi ed appoggiai la
spalla ad un albero.
Mi ero lasciata convincere da
Agla a partecipare a quella festa estiva. Rebecca non
c’era. O meglio, non aveva voglia di venire, dopo che
Andrea Polidori era partito per le vacanze ed era
praticamente scomparso. Ma Agla ci teneva tanto e non
voleva presentarsi da sola.
Infine avevo acconsentito. A casa sarei stata troppo
sola. Io e i miei pensieri. Io e le parole di Mauro che
mi aggiornava sulla sua deposizione…
In fondo Elena non c’era (era
andata in vacanza sullo yacht di qualche amico del padre
alle isole Lipari) e quindi si sarebbe trattato di una
seratina tranquilla, in cui incontrare qualche
conoscente, mangiare qualche prelibatezza di pesce e
farsi due risate…
Mi sbagliavo.
Come mi sbagliavo.
(segue...)
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