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 Sesto Prequel - La Villa sul Lago

 

LA VILLA SUL LAGO   
 


Lago di Wahnbach, Germania
febbraio 20...
quattro mesi circa prima dell’Ottavo Incarico

 

L’auto oltrepassò il grande cancello di ferro battuto.

Il cielo era plumbeo e prossimo alla pioggia.

Il vento soffiava forte ed agitava gli alberi che circondavano il lago di Wahnbach, a nord di Bonn.

Le acque erano violentemente increspate e si infrangevano contro i pali del pontile di legno a cui non era attraccata alcuna barca.

Sulla sinistra svettava una villa a due piani, il tetto rosso ed un’ampia terrazza che si affacciava sul lago. D’estate, probabilmente, era piena di vita, ma in quel momento era deserta e vuota con le prime gocce di pioggia che iniziavano a picchettare sul pavimento di cotto disegnando cerchi scuri sempre più grandi, sempre più ritmati.

L’auto si accostò all’entrata principale. Le ruote affondavano appena nel sentiero di ghiaia. Una tenda al primo piano si spostò.

Grethe Antar si strinse alla borsa e lanciò una fugace occhiata alla sua sinistra.

Günther Wilding le sorrise paternamente e le diede una leggera pacca sulla mano.

Grethe tornò a guardare l’ampio portone della villa. Austero. Imponente.

L’auto si fermò.

Grethe esitò appena, poi seguì Günther fuori dalla macchina.

L’autista si avviò verso l’autorimessa e Grethe lo guardò perplessa, ma Günther fece un gesto con la mano, come se non dovesse preoccuparsi dei bagagli.

Un brontolio lontano. Il vento che si alzava sempre più violento.

Grethe salì le scale, allontanandosi dall’ombrello offertole da Günther. I capelli biondi, appena raccolti dietro la nuca, scendevano un po’ irregolari sulle spalle.

Gli occhi azzurri fissi su quella finestra al primo piano che si era mossa poco prima.

La figura snella avvolta in un cappotto marrone avvitato.

E all’improvviso una gelida morsa le prese lo stomaco.

Non avrebbe mai dovuto andare in quel luogo.

Non avrebbe mai dovuto sfidare il destino.

Non avrebbe mai dovuto accettare di sposare Günther Wilding.

La porta si aprì improvvisa, rumorosa.

Un maggiordomo alto, con gli zigomi pronunciati e con un’età indefinibile ma che non poteva essere oltre i cinquant’anni, fece un leggero inchino e si fece da parte per farla passare. Per fare entrare entrambi.

Grethe si ritrovò in un’ampia hall dove la luce entrava a malapena.

Delle scale salivano al primo piano.

Uno specchio sulla destra, accanto ad un arco che si apriva su un salone.

Delle porte chiuse sulla sinistra.

Un rumore improvviso dal primo piano.

Grethe si girò di scatto.

Ma nessun altro reagì.

Anzi, il maggiordomo celò uno sguardo di infastidito contegno.

(segue...)


Per ricevere il racconto completo de 'La Villa sul Lago' scrivi a info@ilmondodimauroelisi.it e partecipa al grande concorso nazionale.

 

 

 

 

 

 

 

 

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