Cari
M&L-Maniacs,
pochi
giorni fa vi abbiamo comunicato lo straordinario
risultato ottenuto dall'Italia a Parigi, con
l'inserimento di 2 nuovi siti all'interno del Patrimonio
dell'Umanità: l'Italia dei Longobardo e le Palafitte
Alpine (quest'ultimo è un sito transnazionale che tocca
altri Paesi tra cui la Svizzera, che ha promosso la
candidatura, la Germania, l'Austria e la Slovenia).
Oggi vi
presentiamo un'intervista in esclusiva al dott. Bruno
Cesca, dello staff progettuale della candidatura
Italia dei Longobardi, nonché segretario del Comitato
istituzionale “Cividale dell’UNESCO” (Cividale del
Friuli è una delle sette città incluse nel nuovo sito).
D.
Ringraziamo il dott. Cesca per aver accolto la nostra
proposta e per aver risposto alle nostre domande su come
è nata e cresciuta questa candidatura così importante.
R.
Grazie a voi.
D.
Partiamo allora dall'inizio. Come è nata l'idea della
candidatura 'L'Italia dei Longobardi'?
La proposta definitiva – quella che poi è stata
assunta nella candidatura vera e propria – è partita nel
2005 da Cividale del Friuli, sede del primo Ducato
longobardo in Italia. Cividale è un centro di antico ed
enorme prestigio per una vasta area centro-est europea:
infatti - fondata da Giulio Cesare – è stata sede del
comandante militare della X Regio Venetia et Histria
prima di divenire, con l’invasione longobarda del 568
d.C., la loro capitale del primo Ducale in Italia. Ruolo
svolto per oltre 200 anni. Poi, per altri due secoli e
mezzo, Cividale è stata sede residenziale del Patriarca
di Aquileia (vescovo-principe a capo di una istituzione
feudale-religiosa di amplissima influenza sul Nord
Italia e nel centro Europa, molto simile per struttura
allo stato pontificio anch’esso di fatto nato, del
resto, nella fase di esaurimento dl Regno longobardo
d’Italia ).
L’idea di candidare da sola Cividale per l’UNESCO, è
stata però accantonata nella considerazione che la
stessa UNESCO cominciava a considerare con maggior
favore i siti “seriali”. Così Cividale – d’intesa con il
Ministero per i beni e le attività culturali (MiBAC) –
si propose con una candidatura “a rete”, selezionata
dallo stesso MiBAC, che inizialmente comprendeva Brescia
e Castelseprio-Torba. Questa ipotesi di lavoro fu poi
ampliata con l’aggregazione, nel 2007, delle sedi ducali
del Sud di Spoleto e Benevento, unitamente all’umbra
Campello sul Clitunno e al prestigioso Santuario
micaelico di Monte Sant’Angelo, sede devozionale sul
Gargano esaltata dai Longobardi. La prima candidatura
ufficiale all’UNESCO è stata quindi presentata dal
Governo italiano nel 2008.
D. Ci sono state però delle difficoltà... E in principio
la candidatura non è stata accettata.
R. Si
può solo immaginare lo sforzo, in un breve lasso di
tempo, per coordinare l’insieme di 5 Regioni, 6
Province, 8 Comuni, 2 Comunità Montane, 4 Diocesi, un
Parco, il FAI, la Fondazione CAB e due importanti centri
di Studi, il CISAM – Centro Italiano di Studi sull’Alto
Medioevo- e il Centro di Studi Micaelici e Garganici.
Senza contare lo stesso MiBAC, presente nella rete con
ben 5 Direzioni regionali e 17 Soprintendenze
territoriali. In tutto hanno lavorato ben 252 esperti,
la gran parte interni alle stesse istituzioni
coordinati, da una eccezionale funzionaria designata dal
Ministero, Angela Maria Ferroni e da un ristretto staff
professionale.
E’ del tutto inesatto dire che la candidatura non fu
accettata. Nel corso del 2009 l’ente ispettivo – ICOMOS
– aveva formulato un ampio apprezzamento sulla
candidatura. Allo stesso tempo aveva avanzato dei
suggerimenti per approfondire taluni aspetti
scientifici. Il MiBAC unitamente a tutti i partner ha
allora preferito evitare di presentarsi al giudizio
finale dell’UNESCO e ha ritenuto più utile riformulare
la candidatura, integrata dalle risposte ai quesiti
dell’ICOMOS.
La nuova proposta è stata presentata nel 2010. Il rinvio
è stato un passo giusto? Non solo il risultato finale lo
accerta, ma anche il fatto che il supremo Board
dell’UNESCO ha valutato e approvato la candidatura
esattamente in 11 minuti e 42 secondi. Un piccolo
record. Ma le premesse c’erano già tutte.
Altro record – un'innovazione assoluta a livello
mondiale – consiste nell’inserimento nel Piano di
gestione di una specifica sezione in cui si programmano
le linee di sviluppo socio-economico dei territori in
collegamento con i beni del Patrimonio. Per la prima
volta nella storia dell’UNESCO si realizza l’obiettivo
strutturale di coniugare la Cultura all’Economia.
Inoltre per la prima volta nella storia dell’UNESCO si
programma l’estensione di una “rete” non solo a livello
di una intera nazione, ma anche a livello
internazionale. A questo porta il progetto costitutivo
degli “Itinerari longobardi” che – in ambito europeo –
seguono due “rotte”: quella del viaggio iniziale dei
Longobardi dalla Scandinavia al Nord e poi al Centro-Est
d’Europa sino all’Italia; e quella “micaelica” ovvero il
percorso di diffusione del culto dell’Arcangelo
“adottato” dai Longobardi che lo diffusero dal Gargano
sino a Mont-Saint-Michel da dove poi si propagò
ulteriormente verso Spagna, Inghilterra, Germania.
D. Ma approfondiamo queste sette tappe italiane che
disegnano la via immaginaria dei Longobardi
R.
Tappe fondamentali sono anzitutto i 7 luoghi del “sito
seriale” proclamato Patrimonio mondiale. In Italia i
Longobardi, come ricorda il MiBAC nella sua nota
ufficiale,“assimilarono la tradizione Romana, la
spiritualità del Cristianesimo, gli influssi Bizantini,
e seppero integrarli con i valori Germanici di cui erano
portatori, dando vita tra la fine del VII e l’VIII
secolo ad una nuova ed originale cultura. Come
riconosciuto dalla storiografia più recente, i
Longobardi si pongono quindi tra i principali
protagonisti del complesso periodo di transizione tra
l’Antichità ed il Medioevo; essi avviarono quel processo
culturale, ereditato poi da Carlo Magno, che trasformò
il mondo antico e contribuì alla formazione dell’Europa
medievale, influenzando il successivo millennio della
storia Occidentale".
C’è un’altra particolarità di elevato significato: la
“serie” dei monumenti ora sotto l’egida dell’UNESCO è
molto particolare. Ciascun bene infatti ha una propria
speciale caratteristica, al punto che dall’insieme di
tali preziosi manufatti d’arte si può avere una completa
panoramica delle aspirazioni, delle intenzioni e del
pratico esercizio del potere esercitato dalle varie
committenze longobarde. Re, Duchi, nobiltà locali quasi
in gara tra loro per fissare nelle pietre, nei dipinti,
nelle sculture la loro eccezionale aspirazione a trarre
il meglio delle preesistenti culture per fonderle con le
tradizioni germaniche e per esternare il prestigio dei
loro “centri del potere”.
D. E questo ricorderà ai nostri lettori un po' il Cuore
Neolitico delle Orcadi, in cui i siti inseriti nel
Patrimonio (il viallaggio di Skara Brae, il cerchio in
pietra Ring of Brodgar e la camera funeraria Maes Howe
descrivono una panoramica completa sulla vita quotidiana
dei neolitici nelle Orcadi). Ma torniamo a noi. Alcune
città come Monza, Pavia o Salerno, sebbene siano molto
legate ai Longobardi non sono rientrate nella
candidatura. Spieghiamo ai nostri lettori perché.
R. La
discriminante valutata dal MiBAC è stata basata sui
criteri imposti dall’UNESCO: accanto alla “unicità ed
eccezionalità” dei beni dovevano essere valutati i loro
livelli attuali di “autenticità e di integrità”. Beni
che, per di più, dovevano essere conservati, tutelati e
presentati in modo adeguato a sostenere l’impatto
turistico. Così non è per i tre centri citati, peraltro
di fondamentale importanza nella storia longobarda. Ma
l’UNESCO non tutela la storia: solo i manufatti di
straordinario valore. Tuttavia i tre centri così come le
altre realtà italiane di matrice longobarda godranno i
frutti della iniziativa attraverso il loro collegamento
organico al sistema degli “Itinerari”. E poi chi
riuscisse a mettersi in regola con i richiesti criteri
potrebbe anche rientrare in gioco negli ampliamenti che
l’UNESCO pure prevede.
D. E questo i nostri lettori lo capiscono perfettamente,
perché Mauro spiega spesso le dinamiche interne
dell'Unesco. Ma andiamo avanti. Ora che è arrivato
questo riconoscimento cosa cambierà?
R. Molto.
Cambierà molto. Il Piano di gestione, nella sua attuale
formulazione, prevede linee organiche e integrate di
intervento nel campo della conoscenza, della tutela e
protezione, della valorizzazione, della
sensibilizzazione culturale e promozione oltre che, come
già detto, dello sviluppo socio-economico. La sfida è
alta, lo è altrettanto la posta in gioco: in un periodo
in cui il sistema economico stenta, il volano offerto da
questa prospettiva può fornire opportunità importanti di
riequilibrio e di rilancio. Baste saperle interpretare
in modo giusto e coordinato. Basta saper lavorare
assieme agli altri e non operare con ottica localistica.
Se proprio vogliamo la sfida consiste anche
nell’affinamento di una implicita “scuola politica” ove
per “politica” si intende l’arte di prevedere e di
costruire il futuro nell’interesse delle collettività,
senza pregiudizi o barriere di parte. L’esempio viene
anche dalla “rete” longobarda in cui hanno lavorato bene
assieme Istituzioni rette da maggioranze di tutte le
espressioni. Su un progetto condiviso, insieme hanno
vinto.
D. Una battuta su M&L. Potranno la Via dei Longobardi e
M&L realizzare qualcosa insieme per la promozione di
questa straordinaria nuova realtà?
R.
Personalmente penso che nel caso della candidatura
longobarda gli spunti siano tantissimi. Forse
addirittura troppi, a meno di individuare in queste
straordinarie pagine di storia altomedievale (che a ben
vedere hanno segnato una fase decisiva nella storia
dell’Occidente e del Mediterraneo) un filone a parte. Le
suggestioni sono tantissime se solo si pensa che mentre
i Longobardi – in una alternanza di relazioni con il
Papa - lottavano contro i Franchi, allo stesso tempo
Costantinopoli viveva fasi decisive nella storia
dell’impero d’Oriente e così accadeva sullo sponde sud
del Mediterraneo e in Medio Oriente ove – tanto per fare
solo due esempi – sorgevano i castelli omayyadi nel
deserto, quindi nasceva Baghdad e si diffondeva la
religione del profeta Maometto.
D.
Quindi, carissimi M&L-Maniacs, chissà che presto non si
veda nascere qualche progetto importante che ci legherà
a questa realtà straordinaria. Restate in contatto. Nel
frattempo noi ringraziamo il dott. Cesca per il suo
contributo preciso e vividissimo per raccontare a tutti
noi tutte le dinamiche legate a questo nuovo sito tutto
italiano.
R.
Grazie a voi.
Alla prossima
Kieran
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