E come
al mio solito sono riuscita, anche questa volta, a
mettermi nei guai. Tutto è iniziato il 16 Aprile, ero
seduta sul mio letto nel nostro appartamento di New
York, a un certo punto è arrivato mio fratello con i
primi tre bottoni della camicia slacciati.
“Cosa succede?”, gli chiesi.
“Devo ripartire Lisi, lo so, è in vista la pasqua, ma è
un incarico molto importante, a cui non posso
rinunciare”.
“Dove devi andare, e di cosa si tratta?”.
“Hanno rubato l’anello del papa a Roma, ed è molto
urgente”.
“Almeno posso venire con te?”, gli chiesi facendo gli
occhi da cucciolo.
"Va bene! Ma non devi metterti nei guai, come al tuo
solito!!”.
“Ok Mauro, starò attenta”.
Vi
starete chiedendo che lavoro fa mio fratello Mauro. È
ispettore dell’UNESCO. Piace a tutte le mie amiche, ma
dice che sono troppo piccole, io e lui abbiamo 10 anni
di differenza e le mie amiche hanno la mia stessa età!
La
mattina dopo, con grande rapidità, siamo usciti di casa
alle 5, per andare in aeroporto. Alle 7, dopo due ore di
attesa, finalmente è partito l’aereo. Dopo otto ore
siamo arrivati a Roma, io ho dormito tutto il tempo, e
mio fratello, da quando siamo partiti, non ha levato gli
occhi per un solo istante dai suoi appunti!!
“Lisi, stai attenta con quella valigia!!”, urlò a gran
voce mio fratello Mauro.
"Non è colpa mia se si gira ogni volta!!”, gli risposi
con tono da vittima.
Usciti
dall’aeroporto di Fiumicino, è arrivata una macchina
scura, con uno strano individuo che la conduceva.
"Salve signor Cavalieri!!”, disse l’autista, e con un
gesto gentile prese la valigia mia e di Mauro. Non mi
degnò di uno sguardo!! Che maleducato!!
Arrivammo ai Palazzi Vaticani, era la prima volta che li
vedevo!
“Che bello!!” esclamai ad alta voce e mio fratello mi
fulminò con lo sguardo. Entrammo, c’era una gran
confusione, via vai di gente che correva da una parte
all’altra dei Palazzi. Salimmo le scale e andammo in una
stanza enorme dove era seduto il Papa.
“Mauro, il Papa ha visto delle persone, avrebbe qualcosa
da dirti”, disse Chantal, l’aiutante di mio fratello.
“Sì certo, mi dica tutto, Santità”, rispose Mauro.
Così il Papa iniziò a raccontare “Mi svegliarono dei
forti rumori, da poco era venuta una nuova cameriera di
nome Maria Laura. Scesi e la vidi con il mio anello in
mano. Vicino a lei c’erano due uomini, uno era Gustavo,
sempre mio cameriere venuto da poco, e l’altro non
l’avevo mai visto. Iniziai a gridare aiuto ma Maria
Laura venne verso di me e mi mise dello scotch sulla
bocca e mi legò le mani con uno spago. Misero in un
sacco la mia Mitria e il mio adorato anello e scapparono
dalla finestra. Così, strisciando, mi avvicinai a quest’ultima,
mi misi in piedi sulla panca. Accanto c’era il tavolo,
così feci un grande salto e mi ci misi sopra , dove si
trovava il telefono nascosto da uno straccio. Con i
piedi chiamai la polizia, e in qualche modo, visto che
non potevo parlare, loro rintracciarono la chiamata e
vennero.
“Bene, ha una foto di questo Gustavo e questa Maria
Laura?”, gli chiese mio fratello.
“Sì, è là sul mio comodino, facciamo le foto a tutti i
nostri camerieri per precauzione”.
Mio fratello la guardò con grande attenzione. Poco dopo,
con il permesso del Papa, la mandò alla polizia. Poi
venne verso di me e mi sussurrò all’orecchio: “So chi è
Maria Laura, andava al college con me, e Gustavo deve
essere ormai il marito, perché già a quei tempi erano
fidanzati. Ho il suo numero di telefono!”.
Io avevo una faccia sconvolta e lo guardai perplessa. “E
perché l’hai detto solo a me?”, gli chiesi.
“Perché stavolta mi devi aiutare e dobbiamo tenere
fuori, in qualche modo, De Vigny!!”, rispose con tono
fermo e deciso. Nichola De Vigny è l’ispettore capo. Ero
felicissima, finalmente mio fratello mi chiedeva di
aiutarlo!! Così Mauro chiamò Maria Laura e si diedero
appuntamento a casa sua, praticamente il caso era
concluso.
Ci
incamminammo verso casa di Maria Laura. Arrivammo in una
dimora cupa e torva, su una collina, e uno strano
signore ci accolse con un grande sorriso. Mio fratello
ricambiò, mentre io lo guardai indispettita.
Entrammo, all’ingresso c’era una ragazza dell’età più o
meno di Mauro, accanto c’era un signore che sembrava che
avesse 10 anni di meno della ragazza, e infine c’erano
un ragazzo della mia età e un cane boxer.
“Mauro! Quanto tempo! Ti ricordi di Gustavo? Era il mio
fidanzato al college, adesso siamo sposati!”, disse con
una voce squillante e giovane la ragazza. Sembrava una
tipa simpatica, capelli lunghi fino alle spalle, un po’
rossi e un po’ biondi, con dei boccoletti alla fine,
occhi azzurri e che amava sicuramente gli animali,
perché la casa è piena di foto di cani. Gustavo, invece
sembrava un tipo piuttosto cupo e torvo, con grandi
sopracciglia e capelli corti e castani, occhi neri come
la pece, con un’espressione molto arrabbiata!
“Certo che mi ricordo di Gustavo e lui deve essere Jan
Antonio, come sei cresciuto!”, rispose mio fratello,
andando verso quel ragazzino.
“Ciao”, rispose con una voce molto nasale Jan Antonio.
“Adesso quanti anni hai?”, gli chiese mio fratello.
“18, quasi 19”.
Oh no! ha la mia stessa età, me lo sentivo!!
“E tu devi essere Lisi, tuo fratello parlava sempre di
te! Diceva che sei una ragazza stupenda, molto
intelligente, tosta perché quando i vostri genitori sono
andati via non ti sei lamentata. Mi ripeteva ogni giorno
che è molto fortunato”, concluse Maria Laura con un gran
sorriso.
“Mauro, davvero dicevi questo?”, chiesi con tono
sbalordito.
“Sì Lisi”.
Venne verso di me e mi abbracciò. Ero molto commossa, da
lui non mi aspettavo una cosa del genere!
“Cambiando discorso Maria Laura dovrei parlare a te, tuo
marito e tuo fratello!”, disse molto seccato e
preoccupato Mauro.
“Certo” rispose con voce tremante Maria Laura.
“Ho saputo che voi avete lavorato per un breve periodo
per il Papa, e lui sta notte vi ha beccati con le mani
nel sacco che rubavate la Mitria e l’anello. Adesso mi
dispiace ma vi devo portare alla polizia!” disse Mauro
un po’ triste.
“Ma…ma non è colpa nostra!”, ribatté Maria Laura.
Mio fratello la guardò incuriosito.
“3 giorni fa, è arrivata una banda di 4 uomini e ci
hanno minacciati dicendo che se non avessimo fatto
quello che dicevano, ci avrebbero uccisi, così mio
marito gli ha chiesto cosa volevano e loro hanno
risposto la Mitria e l’anello del Papa. Noi gli abbiamo
chiesto come avremmo potuto prenderle e loro hanno detto
che ce la dovevamo vedere noi e se ne sono andati con
una macchina scura e con la targa coperta! Così ci siamo
fatti assumere come camerieri mentre Jan è rimasto qui a
controllare il cane. Così il giorno dopo che siamo stati
assunti abbiamo agito. Quando siamo tornati a casa
abbiamo trovato loro 4 seduti sul nostro divano, ci
hanno chiesto le cose e noi gliele abbiamo date! Poi mio
marito ha spruzzato tantissimo profumo per farli
starnutire, ci è riuscito, e su quel vaso c’è il loro
dna. Poi sono scappati a velocità della luce”.
“Posso vedere il vaso?”,
chiese con garbo mio fratello.
“Certo, è lì”.
Mauro si avvicinò a quest’ultimo tirò fuori da una tasca
interna della giacca un tampone e ce lo passò sopra.
“Lisi, vammi a prendere il computer in macchina, per
favore”, mi chiese con un tono deciso, e in trenta
secondi ero tornata.
“Tieni”, e con un sorriso glielo porsi.
Lo aprì e passò sullo schermo il tampone, dopo un
secondo di ricerche rilevò i quattro volti. Si
chiamavano: Mario Insalati, Pietro Garibaldi, Claudio
Serafini e Gregorio Botta. “Li ho trovati, adesso lo
dirò alla polizia, grazie mi siete stati di grande
aiuto!”, concluse Mauro con un sorriso raggiante.
:)
“Noi
andiamo, ci vediamo e grazie per l’ospitalità, è stato
un piacere rivedervi!”, disse mio fratello.
“Il piacere è stato nostro!”, disse con una voce grave
Gustavo.
“Ciao Mauro, a presto, ciao anche a te Lisi”, gridò
Maria Laura.“
Ciao” rispondemmo in coro io e il mio fratellone esausti
dopo tutti questi saluti!
Dopo una decina di
minuti arrivammo in commissariato.
Lì c’erano Nichola De Vigny
e il nostro grande amico Kieran Moynihan. De Vigny si
diresse verso Mauro.
“Bravo Mauro! Sei stato un ottimo investigatore, da te
non me lo sarei aspettato! Così, ti nomino ispettore
capo! Vieni al mio posto! Io ormai sono vecchio e troppo
stanco per fare questo lavoro, la mia scrivania va a te,
goditela. Però dovrai rimanere qui per il resto della
tua vita!”.
Io impallidii, volevo tornare a casa mia e non restare a
Roma, per carità è una bellissima città ma nessun posto
è meglio di casa propria! Così guardai sconvolta Mauro.
“Grazie ma non posso accettare”, :(
rispose con uno sguardo tristissimo mio fratello.
“NO! non devi rinunciare a una cosa così importante, per
me! A me piace Roma”, dissi.
“E le tue amiche? I tuoi libri? Rinunceresti a tutto
questo per me?”.
“Certo fratellone! Tu hai fatto di tutto e di più per
vedermi felice e io faccio lo stesso”, risposi e lo
abbracciai fortissimo.
“Quindi? Accetti o no?” chiese De Vigny.
“Sì, accetta” :) Risposi con un sorriso enorme.
Poi Mauro andò da un poliziotto e gli diede il tampone e
la foto dei delinquenti. E tornammo in albergo.
Il
giorno dopo lo chiamarono a pranzo, dicendogli che
avevano catturato i furfanti, erano andati in
Lussemburgo, e avevano rubato la statua della chiesa di
St.Michele.
Li
misero in carcere e noi felici e contenti comprammo una
casa a Roma.
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