Il Mondo di Mauro & Lisi

 

 

Racconto secondo classificato al concorso letterario 'M&L a Roma' - Categorie Scuole Medie
 

 IL MISTERO D'ITALIA
 

di Lucia Gioielli e Karla Santiago
della Scuola Media "Giuseppe Sinopoli"
 

E come al mio solito sono riuscita, anche questa volta, a mettermi nei guai. Tutto è iniziato il 16 Aprile, ero seduta sul mio letto nel nostro appartamento di New York, a un certo punto è arrivato mio fratello con i primi tre bottoni della camicia slacciati.
“Cosa succede?”, gli chiesi.
“Devo ripartire Lisi, lo so, è in vista la pasqua, ma è un incarico molto importante, a cui non posso rinunciare”.
“Dove devi andare, e di cosa si tratta?”.
“Hanno rubato l’anello del papa a Roma, ed è molto urgente”.
“Almeno posso venire con te?”, gli chiesi facendo gli occhi da cucciolo.
"Va bene! Ma non devi metterti nei guai, come al tuo solito!!”.
“Ok Mauro, starò attenta”.

Vi starete chiedendo che lavoro fa mio fratello Mauro. È ispettore dell’UNESCO. Piace a tutte le mie amiche, ma dice che sono troppo piccole, io e lui abbiamo 10 anni di differenza e le mie amiche hanno la mia stessa età!

 La mattina dopo, con grande rapidità, siamo usciti di casa alle 5, per andare in aeroporto. Alle 7, dopo due ore di attesa, finalmente è partito l’aereo. Dopo otto ore siamo arrivati a Roma, io ho dormito tutto il tempo, e mio fratello, da quando siamo partiti, non ha levato gli occhi per un solo istante dai suoi appunti!!
“Lisi, stai attenta con quella valigia!!”, urlò a gran voce mio fratello Mauro.
"Non è colpa mia se si gira ogni volta!!”, gli risposi con tono da vittima.

Usciti dall’aeroporto di Fiumicino, è arrivata una macchina scura, con uno strano individuo che la conduceva.
"Salve signor Cavalieri!!”, disse l’autista, e con un gesto gentile prese la valigia mia e di Mauro. Non mi degnò di uno sguardo!! Che maleducato!!

Arrivammo ai Palazzi Vaticani, era la prima volta che li vedevo!
“Che bello!!” esclamai ad alta voce e mio fratello mi fulminò con lo sguardo.  Entrammo, c’era una gran confusione, via vai di gente che correva da una parte all’altra dei Palazzi. Salimmo le scale e andammo in una stanza enorme dove era seduto il Papa.
“Mauro, il Papa ha visto delle persone, avrebbe qualcosa da dirti”, disse Chantal, l’aiutante di mio fratello.
“Sì certo, mi dica tutto, Santità”, rispose Mauro.
Così il Papa iniziò a raccontare “Mi svegliarono dei forti rumori, da poco era  venuta una nuova cameriera di nome Maria Laura. Scesi e la vidi con il mio anello in mano. Vicino a lei c’erano due uomini, uno era Gustavo, sempre mio cameriere venuto da poco, e l’altro non l’avevo mai visto. Iniziai a gridare aiuto ma Maria Laura venne verso di me e mi mise dello scotch sulla bocca e mi legò le mani con uno spago. Misero in un sacco la mia Mitria e il mio adorato anello e scapparono dalla finestra. Così, strisciando, mi avvicinai a quest’ultima, mi misi in piedi sulla panca. Accanto c’era il tavolo, così feci un grande salto e mi ci misi sopra , dove si trovava il telefono nascosto da uno straccio. Con i piedi chiamai la polizia, e in qualche modo, visto che non potevo parlare, loro rintracciarono la chiamata e vennero.
“Bene, ha una foto di questo Gustavo e questa Maria Laura?”, gli chiese mio fratello.
“Sì, è là sul mio comodino, facciamo le foto a tutti i nostri camerieri per precauzione”.
Mio fratello la guardò con grande attenzione. Poco dopo, con il permesso del Papa, la mandò alla polizia. Poi venne verso di me e mi sussurrò all’orecchio: “So chi è Maria Laura, andava al college con me, e Gustavo deve essere ormai il marito, perché già a quei tempi erano fidanzati. Ho il suo numero di telefono!”.
Io avevo una faccia sconvolta e lo guardai perplessa. “E perché l’hai detto solo a me?”, gli chiesi.
“Perché stavolta mi devi aiutare e dobbiamo tenere fuori, in qualche modo, De Vigny!!”, rispose con tono fermo e deciso. Nichola De Vigny è l’ispettore capo. Ero felicissima, finalmente mio fratello mi chiedeva di aiutarlo!! Così Mauro chiamò Maria Laura e si diedero appuntamento a casa sua, praticamente il caso era concluso.

Ci incamminammo verso casa di Maria Laura. Arrivammo in una dimora cupa e torva, su una collina, e uno strano signore ci accolse con un grande sorriso. Mio fratello ricambiò, mentre io lo guardai indispettita.

Entrammo, all’ingresso c’era una ragazza dell’età più o meno di Mauro, accanto c’era un signore che sembrava che avesse 10 anni di meno della ragazza, e infine c’erano un ragazzo della mia età e un cane boxer.
“Mauro! Quanto tempo! Ti ricordi di Gustavo? Era il mio fidanzato al college, adesso siamo sposati!”, disse con una voce squillante e giovane la ragazza. Sembrava una tipa simpatica, capelli lunghi fino alle spalle, un po’ rossi e un po’ biondi, con dei boccoletti alla fine, occhi azzurri e  che amava sicuramente gli animali, perché la casa è piena di foto di cani. Gustavo, invece sembrava un tipo piuttosto cupo e torvo, con grandi sopracciglia e capelli corti e castani, occhi neri come la pece, con un’espressione molto arrabbiata!
“Certo che mi ricordo di Gustavo e lui deve essere Jan Antonio, come sei cresciuto!”, rispose mio fratello, andando verso quel ragazzino.
“Ciao”, rispose con una voce molto nasale Jan Antonio.
“Adesso quanti anni hai?”, gli chiese mio fratello.
“18, quasi 19”.
Oh no! ha la mia stessa età, me lo sentivo!!
“E tu devi essere Lisi, tuo fratello parlava sempre di te! Diceva che sei una ragazza stupenda, molto intelligente, tosta perché quando i vostri genitori sono andati via non ti sei lamentata. Mi ripeteva ogni giorno che è molto fortunato”, concluse Maria Laura con un gran sorriso.
“Mauro, davvero dicevi questo?”, chiesi con tono sbalordito.
“Sì Lisi”.
Venne verso di me e mi abbracciò. Ero molto commossa, da lui non mi aspettavo una cosa del genere!
“Cambiando discorso Maria Laura dovrei parlare a te, tuo marito e tuo fratello!”, disse molto seccato e preoccupato Mauro.
“Certo” rispose con voce tremante Maria Laura.
“Ho saputo che voi avete lavorato per un breve periodo per il Papa, e lui sta notte vi ha beccati con le mani nel sacco che rubavate la Mitria e l’anello. Adesso mi dispiace ma vi devo portare alla polizia!” disse Mauro un po’ triste.
“Ma…ma non è colpa nostra!”, ribatté Maria Laura.
Mio fratello la guardò incuriosito.
“3 giorni fa, è arrivata una banda di 4 uomini e ci hanno minacciati dicendo che se non avessimo fatto quello che dicevano, ci avrebbero uccisi, così mio marito gli ha chiesto cosa volevano e loro hanno risposto la Mitria e l’anello del Papa. Noi gli abbiamo chiesto come avremmo potuto prenderle e loro hanno detto che ce la dovevamo vedere noi e se ne sono andati con una macchina scura e con la targa coperta! Così ci siamo fatti assumere come camerieri mentre Jan è rimasto qui a controllare il cane. Così il giorno dopo che siamo stati assunti abbiamo agito. Quando siamo tornati a casa abbiamo trovato loro 4 seduti sul nostro divano, ci hanno chiesto le cose e noi gliele abbiamo date! Poi mio marito ha spruzzato tantissimo profumo per farli starnutire, ci è riuscito, e su quel vaso c’è il loro dna. Poi sono scappati a velocità della luce”.
“Posso vedere il vaso?”, chiese con garbo mio fratello.
“Certo, è lì”.
Mauro si avvicinò a quest’ultimo tirò fuori da una tasca interna della giacca un tampone e ce lo passò sopra.
“Lisi, vammi a prendere il computer in macchina, per favore”, mi chiese con un tono deciso, e in trenta secondi ero tornata.
“Tieni”, e con un sorriso glielo porsi.
Lo aprì e passò sullo schermo il tampone, dopo un secondo di ricerche rilevò i quattro volti. Si chiamavano: Mario Insalati, Pietro Garibaldi, Claudio Serafini e Gregorio Botta. “Li ho trovati, adesso lo dirò alla polizia, grazie mi siete stati di grande aiuto!”, concluse Mauro con un sorriso raggiante.
:)
“Noi andiamo, ci vediamo e grazie per l’ospitalità, è stato un piacere rivedervi!”, disse mio fratello.
“Il piacere è stato nostro!”, disse con una voce grave Gustavo.
“Ciao Mauro, a presto, ciao anche a te Lisi”, gridò Maria Laura.“
Ciao” rispondemmo in coro io e il mio fratellone esausti dopo tutti questi saluti!

Dopo una decina di minuti arrivammo in commissariato. Lì c’erano Nichola De Vigny e il nostro grande amico Kieran Moynihan. De Vigny si diresse verso Mauro.
“Bravo Mauro! Sei stato un ottimo investigatore, da te non me lo sarei aspettato! Così, ti nomino ispettore capo! Vieni al mio posto! Io ormai sono vecchio e troppo stanco per fare questo lavoro, la mia scrivania va a te, goditela. Però dovrai rimanere qui per il resto della tua vita!”.
Io impallidii, volevo tornare a casa mia e non restare a Roma, per carità è una bellissima città ma nessun posto è meglio di casa propria! Così guardai sconvolta Mauro.
“Grazie ma non posso accettare”, :(
rispose con uno sguardo tristissimo mio fratello.
“NO! non devi rinunciare a una cosa così importante, per me! A me piace Roma”, dissi.
“E le tue amiche? I tuoi libri? Rinunceresti a tutto questo per me?”.
“Certo fratellone! Tu hai fatto di tutto e di più per vedermi felice e io faccio lo stesso”, risposi e lo abbracciai fortissimo.
“Quindi? Accetti o no?” chiese De Vigny.
“Sì, accetta” :) Risposi con un sorriso enorme.
Poi Mauro andò da un poliziotto e gli diede il tampone e la foto dei delinquenti. E tornammo in albergo.

Il giorno dopo lo chiamarono a pranzo, dicendogli che avevano catturato i furfanti, erano andati in Lussemburgo, e avevano rubato la statua della chiesa di St.Michele.

Li misero in carcere e noi felici e contenti comprammo una casa a Roma.

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