I
Capitolo
Al ristorane
A Roma
era il giorno di Pasqua e Mauro, Kieran e io avevamo
deciso di festeggiarlo insieme in un ristorante vicino
al Colosseo.
“Mi passi il sale?”, chiesi a Kieran, guardando la luna
piena delle 22,10.
“Eccolo Lisi” mi disse lui, porgendomi la saliera. La
capovolsi e il suo contenuto finì sulla mia bistecca.
Ero così felice di trascorrere la Pasqua con Mauro e
Kieran ma mi pareva strano che Di Belardino, il capo di
mio fratello Mauro, non avesse nessuna missione da
assegnargli.
Comunque, se vi siete dimenticati che lavoro fa quello
“zuccone” di mio fratello, ve lo dico subito: è un
ispettore dell'UNESCO.
Insomma, dopo bistecche, insalate e abbacchi, eravamo
finalmente arrivati al dessert.
Quest'ultimo consisteva, per me, in un gelato al
cioccolato.
Mentre aspettavo impaziente il mio gelato, notai che
dalla borsa che Kieran porta sempre con sé usciva la
carta di un uovo di Pasqua.
Stavo già immaginando la sorpresa, quando i miei
pensieri furono interrotti dalla voce squillante della
cameriera del ristorante “Cacio e Pepe”, Cindy Liù, una
ragazza dai lunghi capelli biondi e dagli occhi azzurri
come il cielo che portava al dito un anello d'oro bianco
con incastonato uno smeraldo.
Cindy chiese con voce frettolosa: “Di chi è il gelato al
cioccolato?”.
“Mio” risposi. Lei me lo mise davanti e se ne andò,
sempre con fare sbrigativo.
Il che era molto strano, perché il ristorante chiudeva
alle 2,30 e non erano ancora le undici. E poi i tavoli
occupati erano due: il nostro e quello al quale erano
seduti cinque tipi con cui Cindy sembrava avere buoni
rapporti.
Ero di nuovo immersa nei miei pensieri “pasquali” e non
mi accorsi che Mauro stava cercando di dirmi qualcosa.
Solo quando sentii un urlo nell'orecchio, mi voltai
verso mio fratello e gli dissi: “Che vuoi?”. “Senti
Lisi”, mi rispose lui, “io non ho chiesto il dessert,
perciò vado a fare una passeggiata fuori, ci vediamo fra
dieci minuti”. Così dicendo si alzò e uscì.
Io e Kieran rimanemmo da soli e lui mi disse: “Sai cara,
quando mangi sembri un animale”. “Ah, davvero!” risposi
io con tono di sfida, “e tu quando mangi sembri un orco,
anzi gli assomigli proprio”.
II
Capitolo
La scossa
Mentre
io e Kieran “litigavamo”, insultandoci scherzosamente,
io continuavo a mangiare e quando arrivai al mio
diciannovesimo cucchiaino di gelato (era una coppa da un
chilo...) invece di mettermelo in bocca lo feci finire
sul mio vestitino bianco.
“Oh no!” dissi disperata. Tenevo tanto a quel vestito,
un regalo di Agla e Rebecca, le mie migliori amiche.
“Ma l'hai studiato l'apparato digerente a scuola?” mi
disse Kieran. “Perché?” chiesi io scocciata. Lui
rispose: “Perché il cibo si mette in bocca ed è il primo
passaggio della digestione”.
“Guarda che è stata una scossa a farmi sobbalzare”
ribattei io. “Aiuto c'è un terremoto!” mi canzonò lui ma
a quel punto il pavimento si mosse ed io stavo per
andare a sbattere contro lo spigolo di un tavolo vicino
quando mi prese al volo.
Terminata la scossa, ringraziai il mio salvatore ma
improvvisamente mi venne un terribile pensiero e dissi a
Kieran: “Pensi anche tu quello che penso io?”.
“Mauro!” gridammo in coro con tono preoccupato.
Ci precipitammo fuori dal ristorante e vedemmo Mauro
disteso a terra.
Corremmo in suo soccorso ma, una volta arrivati vicino a
lui, ci disse:”Presto, chiamate Di Belardino!”.
“Perché?” chiedemmo.
“Perché una parte del Colosseo è crollata!”
“Qual è il numero?” chiese Kieran.
Mauro ce lo dette e io lo digiatai sul mio cellulare.
“Signore” dissi quando sentii Di Belardino rispondere
“sono Elisabetta, la sorella dell'ispettore Mauro
Cavalieri”.
“Ah sì! Mi ricordo di te. Come stai?” chiese lui.
“Bene, grazie. La chiamo per una cosa urgente: una
scossa di terremoto ha fatto crollare una parte del
Colosseo. Venga subito!”.
Lui rispose preoccupato: “Vieni tu nel mio ufficio e
vedremo immediatamente cosa fare”.
Non feci in tempo a dire che mio fratello probabilmente
aveva qualcosa di rotto e che doveva andare
all'ospedale, che Di Belardino riattaccò.
III
Capitolo
Vero o falso?
Portammo
mio fratello in ospedale anche se lui continuava a dire
che stava benissimo.
Eravamo in sala d'attesa da due ore quando finalmente
vedemmo in lontananza un dottore alto, magro e di mezza
età che si avvicinava.
Si chiamava Nelson Bigbi e aveva un'aria da cane
bastonato (scoprimmo in seguito che dietro quel camice
bianco e freddo si celava un cuore pieno di umanità..).
Ci accompagnò nel suo studio e fece stendere mio
fratello sul lettino.
Iniziò a esaminarlo e dopo mezz'ora disse: “Devo mettere
il gesso alla gamba del malato e fare altri
accertamenti. Dovrà restare in ospedale per qualche
giorno”.
Poco dopo io e Kieran accompagnammo Mauro nella sua
stanza.
“Fratellone” gli dissi io “Stai tranquillo, andremo noi
a parlare con Di Belardino”.
“Va bene” disse Mauro “Spero solo che non me ne debba
pentire”.
Arrivati all'ufficio di Di Belardino, questi ci chiese
con tono preoccupato: “Dov'è l'ispettore Mauro
Cavalieri?”.
“Mio fratello è ricoverato all'ospedale San Camillo”
risposi io “Ma non si allarmi; si è solo fratturato una
gamba”.
“E adesso io con chi devo parlare?” ci chiese.
Io e Kieran rispondemmo in coro “Con noi!”.
“Con voi?”.
“Certo in passato, come lei ben sa, abbiamo già aiutato
mio fratello”.
Di Belardino, ripresosi dallo stupore, ci informò che
secondo quanto aveva scoperto, la scossa di terremoto
non si era sentita in tutti i quartieri di Roma.
“Così”, ci disse, “prima che voi arrivaste ho preso
contatti con una sismologa, per esaminare il terreno
vicino al Colosseo”.
Di Belardino fece entrare Tania Roy, la sismologa, che
era una bella ragazza con lo sguardo profondo e i
capelli castani e mossi.
Fatte le presentazioni, non perdemmo un minuto di più e
tutti insieme (tranne Di Belardino che ci salutò e ci
disse di tenerlo informato) ci recammo al Colosseo.
“Ho finito” disse Tania dopo due ore di rilevamenti.
“Che cosa hai scoperto?” chiese Kieran impaziente.
“Che il terremoto non era naturale ma artificiale. Ecco
perché si è avvertito solo da queste parti. E' un falso
sisma”.
IV
Capitolo
La metropolitana
“Come è
un falso sisma?” chiedemmo io e Kieran in coro.
“Proprio così!” rispose Tania “qualcuno ha provocato un
terremoto. Il terreno si è mosso e dopo cinque minuti si
è fermato. Forse è stato il treno della metropolitana,
che passa sotto il Colosseo, a provocare quella scossa.
Dovremmo chiedere al conducente del treno”.
“Sì, andiamo a chiedere notizie”, disse Kieran con
entusiasmo, perché è sempre felice quando si tratta di
investigare.
Il signore al quale chiedemmo informazioni si chiamava
Andrea Chilo e guidava il treno della metropolitana che
portava al Colosseo da più di trent'anni.
Era basso e aveva il viso rosso, mi ricordava uno dei
sette nani.
“Signor Chilo”, chiese Tania, “un treno potrebbe causare
una scossa di terremoto e distruggere il Colosseo?”.
Lui ci rispose: “Certo! E sarebbe proprio ora che quella
massa di rottami cadesse!”.
“Grazie” rispose Tania un po' indispettita dopo la frase
del signor Chilo.
“Forse è stato proprio lui” dissi io.
“A proposito” chiese Tania “dove è finita la parte del
Colosseo che è caduta?”.
Kieran rispose: “Guardate lì! Un gruppo di operai la sta
portando via”.
Ci girammo tutti e due verso il punto indicato da Kieran
e vidi i cinque tipi che si erano intrattenuti
amichevolmente con Cindy Liù al ristorante “Cacio e
Pepe”.
V
Capitolo
La banda
Kieran e
Tania mi proposero di andare a mangiare qualcosa ma io
mi rifiutai.
Volevo seguire da sola i cinque operai perché non me la
raccontavano giusta.
Salutai Kieran e Tania dicendo che avevo un impegno e,
quando li vidi allontanarsi, mi diressi verso il camion
dove gli operai stavano caricando la parte del Colosseo
che era caduta.
Vi chiederete a questo punto perché non avessi
raccontato a Tania, e soprattutto a Kieran, dei miei
sospetti.
Semplice! Non volevo mettere in pericolo la loro vita
(bastava la mia...).
Con i cinque operai c'era anche un sesto uomo.
Lì per lì mi sembrò Andrea Chilo ma cambiai idea quando
vidi un anello d'oro bianco con incastonato uno smeraldo
al dito dell'uomo.
“Ma quella è Cindy Liù”, dissi fra me e me, “si è
travestita da uomo. Molto, molto strano...”.
Presi la moto che avevo parcheggiato vicino alla
stazione della metropolitana e seguii il camion.
Ad un certo punto, però, la mia moto finì su una macchia
d'olio, persi l'eliquilibrio e caddi in terra, per
fortuna senza un graffio.
Intanto, il camion degli operai si dirigeva verso il
Circo Massimo.
Delusa, tornai da Tania e Kieran che mi aspettavano in
un pub ma non raccontai loro quello che mi era successo.
Mentre tutti e tre sorseggiavamo un'aranciata, Tania,
che oltre ad essere una sismologa aveva studiato storia
dell'arte, ci raccontò qualcosa di più sulla “ottava
meraviglia del mondo” (sto parlando del Colosseo...).
VI
Capitolo
L'ottava meraviglia del mondo
Il
Colosseo fu iniziato da Vespasiano nel 72 d.C.,
inaugurato da Tito nell'80 e rifinito da Domiziano
qualche anno dopo.
“Lo sapete” ci disse Tania “che è alto 57 metri e la sua
ossatura è di calcestruzzo e di laterizi?”.
“Per il rivestimento esterno” continuò la sismologa “si
calcola che siano serviti 100.000 m3 di travertino e 300
tonnellate di ferro. Le gradinate della cavea erano
suddivise in tre gruppi principali: il podium, l'ordine
di mezzo (riservato ai cittadini romani) e la summa.
Dalle parole della nostra nuova amica scoprimmo che
l'anfiteatro era stato danneggiato nel corso dei secoli
da ben tre terremoti: nel 1231, nel 1255 e nel 1349.
“Ma il suo vero nemico”, ci spiegò ancora Tania, romana
di sette generazioni, “fu il piccone dei vandali.
Nonostante tutto, però, il nostro Colosseo è arrivato
sino a noi ed è ancora l'ottava meraviglia del mondo.
VII
Capitolo
L'arresto
Il
giorno seguente, dopo un sonno agitato, pieno di incubi
e di rimorsi, decisi di rivelare a Tania e Kieran quello
che avevo visto e che Andrea Chilo non c'entrava niente
con la faccenda del Colosseo.
Non potevo davvero tenerli all'oscuro anche se mi ero
preoccupata della loro incolumità: Kieran era il mio
migliore amico e Tania si era rivelata una impagabile
alleata!
“Ho scoperto” dissi loro “che è stata Cindy Liù, aiutata
dai cinque tipi che io avevo già notato al ristorante
“Cacio e Pepe”, a provocare il finto terremoto e a
rubare un pezzo del Colosseo. Come ci ha detto ieri
Tania, una piccola porzione dell'anfiteatro vale
centinaia di migliaia di euro. Appena sono riuscita ad
alzarmi, dopo essere caduta con la moto, li ho visti che
si dirigevano verso il Circo Massimo. Sospetto che
abbiano passato la notte là, probabilmente perché
stamattina dovevano incontrarsi con qualcuno per i loro
loschi affari. Forse sono ancora lì. Andiamo!”.
Così tutti e tre ci recammo al Circo Massimo e, come ci
aspettavamo, vedemmo Cindy Liù e la sua banda che
stavano consegnando il pezzo del Colosseo, in cambio di
una valigetta piena di soldi, ad altri due brutti ceffi.
“Fermatevi” disse una voce alle nostre spalle: erano i
poliziotti che Tania aveva avvertito prima di arrivare
al Circo Massimo.
I malviventi non opposero nessuna resistenza e i
poliziotti misero le manette a Cindy e ai suoi complici
e li portarono al commissariato dove li seguimmo anche
noi.
Qui trovammo pure Di Belardino che mi disse: “Ben fatto
Elisabetta Cavalieri, sei proprio in gamba come tuo
fratello. Bravi anche a voi Tania e Coeran”.
“Kieran, signore”, ribatté con cortesia il mio amico.
“Spiegate e confessate”, disse rivolto a Cindy e ai suoi
compagni il Commissario Luca Sullattenti, che sembrava
più un professore che un commissario, con i suoi
occhialetti tondi e la barba folta.
Dopo mezz'ora di tentativi finalmente Cindy, persa ogni
resistenza, cominciò a confessare.
VIII
Capitolo
Ora sì che è tutto chiaro!
“Abbiamo
rubato un treno della metropolitana e siamo passati
dieci volte sotto il Colosseo per provocare la scossa.
Il giorno dopo abbiamo rubato la parte del monumento che
era caduta”.
“Aspetti Commissario, qualcosa non quadra!”, dissi io.
“Cosa?” mi chiesero tutti i presenti in coro. “Ecco”,
spiegai, “Cindy e gli altri quando è arrivata la scossa
erano con noi al ristorante..”.
In quel momento entrò un poliziotto e disse al
Commissario: “Signore, abbiamo scoperto che gli uomini
della banda hanno tutti dei fratelli gemelli: ecco come
hanno fatto a non destare sospetti”.
“Era proprio quello che sospettavo!” replicai io.
A quel punto il Commissario Sullattenti mi interpellò:
“Elisabetta, non hai mai pensato di entrare in polizia
quando sarai un po' più grande?”.
Io diventai tutta rossa e forse per la prima volta in
vita mia rimasi senza parole.
IX
Capitolo
I regali
Erano
passati dieci giorni dal “furto del Colosseo” e Mauro
era tornato a casa dall'ospedale.
Invitò me, Kieran e Tania (che, con suo grande
dispiacere, declinò l'invito perché doveva partire per
il Giappone dove c'era stato un terribile terremoto) a
pranzo, con la promessa che avremmo cucinato noi.
Il 'ragazzo verde' chiese a Mauro: “Cosa ti andrebbe da
mangiare dopo lo “squisito” cibo dell'ospedale?”.
Mio fratello rispose: “Un po' di pasta al pomodoro andrà
benissimo”.
Era ancora un po' abbattuto perché il dottor Bigbi gli
aveva detto che avrebbe dovuto portare il gesso e stare
a riposo ancora per qualche tempo.
Sotto sotto sapevo, però, che era molto orgoglioso di me
e di Kieran.
Mentre mangiavamo, Kieran mi disse: “Ti devo dare una
cosa”.
“Anch'io”, risposi.
Kieran tirò fuori dalla sua borsa quel famoso uovo di
Pasqua che avevo visto la sera in cui questa avventura
cominciò.
Dentro c'era una collanina con un cuore. Chissà che cosa
mi voleva dire...
Kieran, invece, trovò nel suo un bellissimo paio di
occhiali da sole.
Mentre ci ringraziavamo a vicenda e Kieran mi guardava
in modo strano, Mauro chiese: “E a me?”.
Allora io risposi:”Già è tanto che ti abbiamo risolto il
mistero, che vuoi di più?”.
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