LE ANTICHE PIETRE DI
DALRIADA
Donegal, Irlanda
novembre 20..
sette mesi circa prima de ‘Le memorie perdute di Kori’
Una felpa verde con lacci bianchi, capelli rossi
cortissimi, lentiggini più vive che mai. Kieran Moynihan
correva lungo la brughiera che portava verso il mare.
Il sole stava sorgendo e l’erba era ancora bagnata per
la pioggia della notte.
Saltò un cespuglio e proseguì lungo la via.
Oltrepassò un kissing gate e salì tra massi e rami
spezzati.
Infine si fermò.
L’Oceano era magnificente.
Il sole nascente illuminava le onde che increspavano
l’orizzonte.
Il vento tirava talmente forte che Kieran aveva fatica a
restare in piedi.
Correva spesso da quando era tornato in Irlanda.
Era passato poco meno di un anno e non molto era
cambiato.
Karim era ancora uno dei ricercati numero uno, non solo
dell’MI6, ma anche di tutti servizi segreti
internazionali. A partire dalla CIA.
Fitz era tornato operativo appositamente per lui in quei
mesi. Per seguirlo. Guidarlo. Proteggerlo. E al tempo
stesso permettergli di vivere in mezzo alla sua gente a
Letterkenny.
L’anno passato a New York nei panni di Milos Olowski era
stato un incubo e Fitz per primo aveva compreso che se
l’MI6 voleva utilizzarlo come testimone chiave contro
Karim, doveva restituirgli la sua vita.
Un gabbiano gridò e si lasciò portare in alto dal vento.
Kieran sorrise e si aggrappò ai lacci della felpa.
Tutto era pronto.
Sinceramente sapeva di dovere moltissimo a Fitz. Tutto.
E in quel momento era così felice che non avrebbe avuto
problemi a ringraziare pubblicamente un agente inglese.
Perché il mondo aveva i colori più intensi. Il vento
trascinava l’odore dell’Oceano. L’immenso lo circondava.
E il suo cuore riusciva a coglierlo, abbracciarlo.
Un movimento delle labbra e si inginocchiò su una gamba.
Chiuse gli occhi e rimase lì, a pregare. A rendere
grazie.
(segue...)
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di Dalriada'
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