Il Mondo di Mauro & Lisi

 

 

 

 

Racconto finalista del concorso letterario 'Mauro & Lisi a Mantova e Sabbioneta' (scuole elementari)

 IL SEGRETO DEL CASTELLO DI SAN GIORGIO

di Greta Ferrari, Giovanni Madella, Melissa Orsolato, Giovanni Valentini della IV B della Scuola Primaria Pomponazzo di Mantova

     UN INVITO AD UNA FESTA
 

Io e Mauro eravamo a casa e stavamo pranzando quando qualcuno suonò alla porta, era il postino che ci consegnò una busta. Conteneva un invito.

Il Duca Daniel De York
è lieto di invitarvi al ricevimento
che si terrà martedì alle 21.30 presso il suo Palazzo a Mantova

Non avevamo ancora finito di leggere l’invito che squillò il cellulare di Mauro; sul display comparve il nome di KIERAN.
Il nostro amico in quel periodo si era appassionato agli studi archeologici e stava frequentando un corso che era stato organizzato nella città di Mantova.
“Ciao Kieran” disse Mauro “come va lì a Mantova?”
“Va a meraviglia” rispose Kieran “ho fatto una scoperta sensazionale”
“Di cosa si tratta?” fece Mauro incuriosito.
“Esaminando degli antichi manoscritti sono venuto a conoscenza di una leggenda secondo la quale all’interno della torre dell’orologio, che si trova in Piazza Erbe, vi sarebbe un passaggio nascosto che conduce ad una stanza segreta, qui pare vi sia la tomba del famosissimo pittore Andrea Mantegna. Come sai è da secoli che si cerca di trovarla, infatti pare addirittura che il suo corpo sia misteriosamente scomparso perché racchiudeva in sé un segreto”
“Va bene Kieran, non aggiungere altro, domani io e Lisi ti raggiungiamo, neanche a farlo apposta abbiamo ricevuto l’invito per un ricevimento che si svolgerà proprio a Mantova”
Il giorno seguente io e Mauro partimmo da Roma per raggiungere Kieran a Mantova.
Quando arrivammo ci accolse con entusiasmo, avrebbe voluto accompagnarci immediatamente a fare un sopralluogo alla torre, ma io e Mauro eravamo molto stanchi per il viaggio e preferimmo sistemarci in albergo e dare appuntamento a Kieran per il giorno dopo.
Il giorno seguente avevamo appuntamento con Kieran nel primo pomeriggio in Piazza Erbe, la mattina lui era impegnato con una delle sue lezioni di archeologia. Mentre aspettavamo Kieran Mauro mi fece notare la bellezza della piazza, da un lato il duecentesco Palazzo della Ragione con la massiccia Torre dell’Orologio e la Rotonda di San Lorenzo, la chiesa più antica della città costruita nel 1082; dall’altro lato i portici sotto i quali un tempo si trovavano le botteghe di commercianti e artigiani e ancor oggi si trovano i negozi più eleganti della città. In città regnava una piacevole atmosfera, gente che andava e veniva, qualcuno che si fermava a prendere un caffé, qualcun altro che buttava un occhio ai banchetti del mercato di fiori, frutta e verdura.
I miei occhi si posarono inevitabilmente sulla torre e sullo splendido e complicatissimo orologio che c’era sulla facciata. Si potevano vedere le ore sia in numeri romani che arabi, i segni dello zodiaco, le fasi lunari, l’Equatore celeste.
“Bello eh!” fece una voce alle nostre spalle. Era Kieran spettinato come sempre e con la sua inseparabile giacca verde.
“Permettetemi di farvi da Cicerone” disse “ la torre dell’orologio fu costruita nel 1472 su progetto del celebre architetto Luca Fancelli, l’orologio fu aggiunto circa venti anni più tardi ed è opera di un celebre matematico, astrologo e costruttore di orologi che operava alla corte dei Gonzaga, si chiamava Bartolomeo Manfredi. Pensate che nell’antichità la gente guardava l’orologio non solo per sapere le ore ma anche per trovare consigli sui lavori dei campi, la medicine e il commercio.
“Accidenti hai studiato!” disse Mauro ammirato.
“Questa città è veramente affascinante” fece Kieran con un sorriso “ e a quanto pare nasconde anche dei misteri”
“E noi siamo qui per scoprirli” dissi io incominciando a sentirmi emozionata.
“Bene, allora non perdiamo tempo” disse Kieran mentre si avviava alla torre.
Salimmo le scale fino ad arrivare alla stanza che conteneva il complicatissimo meccanismo che faceva funzionare l’orologio; guardandoci intorno attentamente riuscimmo a scorgere una piccola porta, coperta di ragnatele e che quasi si mimetizzava con la parete. Mauro la spinse con circospezione e con un forte cigolio la porta si aprì. Al di là della porta vedemmo una ripidissima e angusta rampa di scale, decidemmo di salire. In cima alle scale c’era una porta accanto alla quale vi era una combinazione a numeri romani

I II III IV
V VI VII
VIII IX X
 

Mentre Mauro e Kieran provavano a trovare la combinazione, io vidi una cordicella che pendeva dalla parete a fianco della porta, attaccata alla cordicella c’era una chiave che sembrava d’argento. Sulla chiave era riportata una serie di numeri romani: IV – VII – X – VI .
“Guardate” dissi “potrebbe essere la combinazione”.
Kieran la provò: funzionava!

UNA TOMBA VUOTA
 

La porta si aprì e, nella penombra ci sembrò di intravedere un’ombra che si allontanava furtiva. Un po’ alla volta i nostri occhi si abituarono alla luce fioca della stanza che era illuminata solo da una piccolissima finestra. Al centro della stanza vi era un sarcofago, doveva essere la tomba di cui aveva letto Kieran. Ci avvicinammo col cuore che batteva forte per l’emozione, ma …
“Oh no!” esclamò Mauro.
La tomba era vuota.
Rimanemmo per un po’ ad esaminare il sarcofago vuoto, nella speranza di trovare qualche indizio. Toccando il fondo della tomba Mauro sentì qualcosa sotto le dita, lo prese, era un biglietto su cui era scritto:
Andate al campanile dell’ex convento di San Domenico
Mauro ci fece vedere il foglio.
“pensi che sia stato scritto per noi?” chiese Kieran
“Non lo so, l’unico modo per saperlo è andarci.”
“Meglio andarci domani” dissi io “adesso è già tardi e io sto morendo di fame”
Kieran guardò l’orologio, a quanto pareva non ci eravamo accorti del passare del tempo.
Quando uscimmo dalla torre stava nevicando e la cosa migliore da fare era andare a cena in un bel ristorante, a gustare qualche piatto tipico della rinomata cucina mantovana.
Kieran, che era a Mantova da un po’, ci accompagnò in un bel ristorante che dava proprio sulla piazza dove, diceva, si potevano mangiare ottimi agnoli in brodo o i famosi tortelli di zucca, stracotto d’asino con polenta o il più raffinato cappone alla Stefani che, come ci spiegò, era la specialità di un rinomato cuoco della famiglia Gonzaga.
Poiché non riuscivamo a scegliere, decidemmo di farci portare vari assaggi dei diversi piatti.
Stavamo gustando gli ottimi secondi, quando un signore si avvicinò al nostro tavolo, si presentò:
“Mi chiamo Paul” disse tendendoci la mano con un sorriso “sono un archeologo”.
Dall’aspetto dimostrava circa ventisette anni.


UN NUOVO COMPAGNO
 

Paul rimase a parlare con Mauro molto a lungo, Kieran invece doveva incontrare un amica che frequentava con lui le lezioni di archeologia, a quanto pare dovevano scambiarsi degli appunti e io decisi di tornare in albergo, perché ero piuttosto stanca.
Quando Mauro rientrò era notte fonda, io stavo facendo finta di dormire, ma in realtà l’agitazione mi teneva sveglia.
Mauro mi chiamò per raccontarmi quello che Paul gli aveva detto.
“Lisi sei sveglia?”
“Si, racconta!” dissi
“Devi sapere che Paul è un archeologo e, indovina un po’, quell’ombra che ci era sembrato di vedere oggi nella torre era proprio lui”
“E cosa ci faceva lì?”
“Stava indagando come noi sulla tomba di Andrea Mantegna”
“Ed è stato lui a lasciarci quel biglietto?”
“Si, voleva collaborare con noi, ma senza farlo sapere al suo capo, per questo ci dava appuntamento al campanile di San Domenico, lì vicino c’è casa sua, ed è lì che ha portato il corpo di Mantegna”
“Allora è stato lui a prenderlo” dissi “E perché non voleva farlo sapere al suo capo?”
“Pare che quell’uomo volesse rubare la salma di Mantegna per poi venderla all’estero”
Dopo queste rivelazioni ero certa che non avrei dormito, ma per fortuna la stanchezza ebbe il sopravvento e riuscii a riposare almeno per alcune ore.

La mattina seguente, dopo avere avvisato anche Kieran, ci recammo a casa di Paul, dove in una teca di vetro era deposto il corpo del grande pittore.
“Ma siamo proprio certi che sia il corpo di Mantegna?” disse Kieran “non ci sono prove della sua identità.”
Mentre Mauro lo esaminava una moneta da 1 Euro scivolò dalla tasca della sua giacca e cadde proprio dentro la bocca della salma, subito Mauro infilò le dita nella fessura sdentata.
“Ma cosa fai?!” gridai inorridita.
“Recupero la moneta” disse Mauro disinvolto.
“Ma non sarai mica impazzito, è solo un Euro!”
Ma ormai le dita di Mauro frugavano nella bocca di Andrea Mantegna.
“Ehi, guardate qua” disse Mauro “c’è qualcosa”
E tirò fuori un minuscolo pezzo di carta arrotolata.
Mentre Mauro lo apriva tutti trattenemmo il respiro.
Sul foglio c’era una piccola mappa del Duomo di Mantova, ma la mappa era solo metà.

LA FESTA DEL DUCA
 

Quella sera io e Mauro andammo alla festa di Daniel De York.
Il Duca abitava in uno splendido Palazzo nel centro di Mantova, e si diceva che fosse uno dei discendenti dei duchi di Mantova.
Io continuavo a pensare alla parte di mappa che Mauro aveva trovato nella bocca di Mantegna e mi chiedevo se saremmo riusciti a trovare la parte mancante, perché sapevo che solo quella che ci avrebbe aiutato a risolvere il mistero.
Il ricevimento era davvero sfarzoso e il banchetto era degno della fama del duca, io stavo gustando una deliziosa fetta di torta quando vidi Mauro che si allontanava, a gesti mi fece capire che voleva andare in bagno, ma conoscendolo pensai di seguirlo.
In effetti Mauro non doveva andare in bagno, voleva semplicemente dare un’occhiata al palazzo del duca. Girovagando di stanza in stanza capitammo in una splendida biblioteca, con scaffali pieni di libri che arrivavano fino al soffitto. Guardando in alto, non mi accorsi che una tavola del parquet era sconnessa e vi inciampai. Io caddi e la tavola si alzò completamente dal pavimento, nel buco che aveva lasciato vidi qualcosa che luccicava. Senza fare caso a Mauro che mi prendeva in giro per la mia goffaggine raccolsi l’oggetto luccicante e, con aria trionfante lo mostrai a Mauro, era una piccola chiave.
“Fa un po’ vedere!” esclamò Mauro togliendomela di mano.
Ci guardammo intorno per vedere quale porta potesse aprire, ma a parte la massiccia porta dello studio, nella cui toppa luccicava una grossa chiave di ottone, non vedemmo nulla.
Ad un tratto lo sguardo di Mauro si posò sulla piccola scrivania che arredava lo studio.
“Quasi sempre queste antiche scrivanie hanno qualche cassetto segreto” disse armeggiando attorno al mobile.
“Eccolo” disse dopo un po’ facendo scorrere un assicella di legno.
La chiave entrò senza difficoltà nella serratura e, dopo qualche tentativo, il cassetto si aprì. Dentro c’era solo un foglietto arrotolato, io e Mauro ci guardammo, sapevamo di avere pensato la stessa cosa.
“Dai, aprilo” dissi io ansiosa.
Mauro lo srotolò e, come avevamo sperato, comparve la metà mancante della mappa del duomo. La osservammo con attenzione e vedemmo che indicava una sorta di passaggio segreto che dal duomo doveva condurre al Castello di San Giorgio.
“Dobbiamo avvisare subito Kieran” dissi.
“Ora lo chiamo e gli dico che ci troveremo domani mattina alle dieci davanti al duomo.”
 

IL PASSAGGIO SEGRETO
 

Alle dieci eravamo tutti e tre puntuali in Piazza Sordello davanti al duomo. Mi stupì notare che la facciata era costruita in stile neoclassico, mentre il fianco destro era in stile tardo gotico ed il campanile in stile romanico.
“Ha subito molte modifiche” mi disse Mauro che aveva notato il mio stupore “e c’è un quadro di Domenico Morone che si intitola La cacciata dei Bonacolsi che raffigura il duomo com’era nel ‘300”
Avrei voluto rimanere ancora a lungo a rimirare quella piazza meravigliosa, ma sapevo che non eravamo lì per fare i turisti.
Entrammo nella chiesa, anche l’interno era molto bello, lessi che, dopo un incendio verificatosi nel 1545 il duca Ercole Gonzaga ne aveva affidato la ricostruzione al famoso architetto Giulio Romano, lo stesso che aveva progettato Palazzo Te.
“E adesso dove andiamo?” chiesi a Mauro.
Lui prese dalla tasca le due parti della mappa, nella parte bassa del foglio c’era una scritta molto sbiadita ma ancora leggibile:
6 DESTRA – 15 AVANTI – 3 DESTRA
Mauro immaginò che fossero delle indicazioni.
“Probabilmente si tratta di passi da contare partendo dall’ingresso principale del duomo” disse mentre si avviava alla grande porta centrale.
Contammo attentamente i passi e ci trovammo su una piastrella che aveva un colore diverso dalle altre, e questo ci sembrò un buon segno. La piastrella si trovava molto vicino ad uno dei muri laterali al quale era accostato un confessionale.
“Credo che dovremmo provare a spostare il confessionale” disse Kieran.
Per fortuna in chiesa non c’era nessuno, altrimenti avremmo dovuto dare delle spiegazioni.
Mauro e Kieran spostarono il pesante confessionale.
“Come avevo pensato” disse Kieran.
Dietro al confessionale vi era una apertura nel muro, era piuttosto stretta, ma sufficiente per lasciare passare una persona.
“Non vorrete mica che ci infiliamo lì dentro” dissi presa da un senso di terrore “è buio pesto, potrebbero esserci dei topi, o dei ragni …”
“Lisi, se non te la senti di venire posso anche capirlo, lo so che non sei granché coraggiosa” fece Mauro con un sorriso malizioso.
“Già” gli diede manforte Kieran “è meglio che tu resti qui, non è roba da femmine”
“E va bene, vengo” dissi stizzita “ma tu Mauro, stai davanti a me e tu Kieran stai dietro.”
Mauro prese la sua torcia elettrica e incominciammo ad avanzare, fortunatamente dopo alcuni metri il passaggio diventava un po’ più largo e così potemmo procedere più spediti. Camminammo per un tratto piuttosto lungo e in salita fino a quando finalmente vedemmo un po’ di luce, che ci fece affrettare il passo.
Quando uscimmo dal tunnel eravamo in una stanza piuttosto piccola illuminata da una finestra dalla quale si vedeva il lago.
“Se non sbaglio siamo all’interno del Castello di San Giorgio” disse Mauro.
Ci guardammo intorno cercando di capire per quale motivo ci fosse un passaggio segreto che dal duomo conduceva fino a lì.
“Ehi, guardate qui” disse Kieran.
In una nicchia del tutto in ombra vi era un busto di bronzo.
“Ma questo è il busto di Andrea Mantegna” disse Mauro.
Con grande attenzione lo sollevammo per portarlo in una parte più illuminata della stanza. Nel fare ciò ci accorgemmo che qualcosa era caduto per terra, lo raccolsi, era un foglio di pergamena che evidentemente era stato nascosto sotto il basamento della statua.
“Lisi, cosa aspetti leggilo”
“Si” dissi “è scritto a mano, non si legge molto bene, dice:


Se sei giunto fin qui significa che hai trovato il mio corpo,
dunque ti prego di eseguire la mia volontà.
Desidero riposare in eterno nella basilica di S. Andrea,
ma non in un luogo qualunque,
bensì nella prima cappella sulla sinistra,
dove chi entra in chiesa potrà fermarsi
e rendere omaggio alla mia memoria.
Desidero inoltre che questo busto in bronzo
che io stesso ho eseguito sia posto accanto a me.
Queste sono le mie ultime volontà.

Andrea Mantegna

 

Mi accorsi che le mani mi tremavano, eravamo di fronte ad una scoperta sensazionale, ora eravamo certi che quello che avevamo trovato era il corpo di Andrea Mantegna.
Finalmente gli abitanti di Mantova e i visitatori di tutto il mondo avrebbero potuto rendere omaggio alle spoglie del celeberrimo artista autore di quadri di inestimabile valore che aveva celebrato con le sue splendide opere la grandezza della famiglia Gonzaga.

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