IL GIORNO DELL'ETNA
37ma sessione del Comitato
del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco
Phnom Penh, Cambogia
21 giugno 20..
sei mesi dopo ‘Il complotto di Roma’
circa un anno prima de ‘Le memorie perdute di Kori’
Il rasoio elettrico sulla barba appena cresciuta.
Le dita a controllare la pelle.
L’acqua che scorreva nel lavandino.
Mani rapide che abbottonavano la camicia bianca appena
stirata.
Gemelli d’oro.
Un veloce nodo alla cravatta.
Una giacca scura.
Il pin dell’Unesco appena rigirato.
Mauro Cavalieri uscì dal bagno e si avvicinò al
comodino.
Il portafoglio. La chiave elettronica di quella stanza
d’albergo dall’altra parte del mondo. Una penna da
infilare nel taschino interno della giacca.
E quella fede di un matrimonio che non era mai stato
celebrato.
La baciò rapido e la infilò nella tasca dei pantaloni,
come faceva tutti i giorni ormai.
Erano passati più di sei mesi ma di Maarja Tender, la
sua promessa sposa rapita la sera prima delle nozze, si
erano perse le tracce. Viva o morta? Neppure questo era
concesso sapere a Mauro Cavalieri, Ispettore Unesco poco
più che trentenne, ma dall’esperienza che faceva invidia
a tutti i suoi colleghi. Aveva conosciuto Maarja a
Tallinn, in Estonia, durante la sua quinta missione poco
più di due anni prima. Da allora mille vicissitudini
avevano tentato di allontanarli, ma nulla era stato più
schiacciante di quel silenzio infinito.
Controllò l’orologio.
Doveva andare.
Un’ultima occhiata tutt’intorno ed uscì dalla stanza.
Domitilla de Flaviis posò l’eye-liner e si controllò
allo specchio.
Si sistemò i capelli castani chiari sulla fronte e si
spruzzò del profumo.
Infine infilò una giacca firmata sopra ad una maglia di
seta lavata rosso fuoco.
Scelse degli orecchini di rubini dal suo portagioie e si
controllò nuovamente allo specchio.
Era assolutamente perfetta.
Ammiccò ed uscì dal bagno.
Si legò al polso un braccialino d’oro e si appiattì la
gonna davanti allo specchio.
Era emozionata.
A soli ventinove anni era al suo primo incarico
importante da quando era arrivata all’Unesco poco meno
di sei mesi prima.
Fin dai primi giorni Augusto Di Belardino, a capo
dell’Unesco Italia, le aveva assegnato il tutoraggio
della candidatura del Monte Etna al Patrimonio
dell’Umanità. La candidatura era ovviamente già avviata
da parecchio tempo e, dopo aver superato tutti gli step
di rito, si attendeva ormai solo il sì da parte
dell’Unesco. Fino al momento del suo arrivo la pratica
era stata seguita da Maurizio Serpentini, ma il collega
aveva avuto una promozione importante all’unità di crisi
del Ministero degli Esteri poco prima di Natale e,
quando lei era arrivata per sostituirlo, aveva preso in
eredità alcuni dei suoi incarichi.
Alcuni, non tutti, perché Serpentini era un Ispettore
Unesco a tutti gli effetti, mentre lei era ancora alle
prime armi e, per avere una missione sul campo, doveva
ottenere la fatidica promozione.
Serpentini era arrivato all’Unesco circa due anni prima
per sostituire Mauro Cavalieri, sospeso per un periodo
di tempo indeterminato dopo i fatti che erano accaduti
durante la sua missione a Tallinn. Domitilla non aveva
mai saputo di preciso cosa avesse fatto Mauro di così
grave, se non che aveva violato pesantemente il
protocollo e che, per questo, era stato punito da Mister
Collins, direttore generale dell’Unesco a Parigi.
Mauro era stato infine reintegrato dopo circa sei mesi,
quando gli era stata assegnata una delicatissima
missione in Irlanda del Nord, al Selciato del Gigante.
Sebbene non avesse conosciuto Serpentini, se non di
sfuggita al momento del passaggio di consegne, Domitilla
de Flaviis era convinta che tra i due Ispettori non ci
fosse paragone. Mauro le era parso fin dal primo giorno
estremamente preparato, spigoloso il necessario,
intuitivo, coraggioso oltre ogni aspettativa e dal
carisma quasi tangibile.
Quando una settimana prima Augusto Di Belardino l’aveva
chiamata nel suo ufficio per comunicarle che per la
sessione del Comitato del Patrimonio dell’Umanità a
Phnom Penh sarebbe partita assieme a Mauro Cavalieri,
Domitilla aveva accolto la notizia con muto entusiasmo.
Mauro aveva seguito la candidatura dell’Etna in maniera
saltuaria e solo come tutor nei suoi confronti, proprio
perché in principio era stato Serpentini ad occuparsi di
tutto. Mauro le aveva dato validi consigli ed aveva
partecipato anche a delle riunioni con il comitato
promotore della candidatura. Ma complessivamente era
stata lei a gestire ogni dettaglio.
Il fatto che Mauro la accompagnasse non aveva
risvegliato in lei inutili sentimenti di dispetto
(conosceva abbastanza bene Mauro per sapere che non si
prendeva il merito neppure delle missioni che portava a
termine in prima persona, figuriamoci di quella
candidatura che di fatto non gli apparteneva), ma le
aveva, viceversa, infuso ancora maggiore fiducia e
determinazione.
Senza aggiungere che l’idea di passare dei giorni al
fianco dell’affascinante Ispettore Cavalieri lontano
dalla routine di Roma era piuttosto allettante.
Da quando lo aveva conosciuto, Mauro aveva alzato un
muro sulla sua vita privata, ma i luoghi di lavoro sono
uguali in tutto il mondo e non era passato un giorno dal
suo arrivo che aveva saputo che l’Ispettore aveva
perduto la donna che amava il giorno prima delle nozze.
Rapimento, avevano sentenziato le voci di corridoio in
un primo momento.
Poi con il passare del tempo tutti avevano convenuto sul
fatto che la fantomatica Maarja Tender era stata
sicuramente eliminata il giorno stesso della sua
sparizione. Nessun riscatto era stato richiesto. Nessun
segno di vita.
Nessuno osava dirlo apertamente a Mauro, che continuava
con la costante ricerca di fonti o informazioni. Di
tanto in tanto riceveva delle telefonate che lo facevano
uscire dall’ufficio ad orari improponibili. O rimaneva
dietro alla sua scrivania fino ad oltre l’orario di
chiusura.
Una tale dedizione verso una donna con ogni probabilità
morta, aveva intenerito il cuore femminile di Domitilla.
Era raro vedere un uomo capace di un amore così profondo
e in alcun modo sbandierato. E questo l’aveva spinta a
cercare di conoscere meglio quella donna ormai
scomparsa.
Sabrina Serafini, la segretaria di Mauro, era stata la
sua maggiore fonte di informazioni. “Era bellissima”,
aveva ricordato la ragazza. “Bionda, occhi scuri,
elegante. Ma non ti immaginare una bambolina. Aveva una
personalità prorompente. Teneva testa a Mauro in ogni
momento”.
Aveva scoperto poi che era una ceramista e creatrice di
gioielli. Che amava i gatti (il suo Juri ora viveva con
Mauro). E che adorava il mare. “Si era innamorata di
Capri”, aveva aggiunto un’altra volta Sabrina. “Vi erano
andati in vacanza l’anno scorso e quando sono tornati
lei era assolutamente incantata. Mauro ha una foto di
quel viaggio sulla scrivania”.
Ma quella foto era sparita.
Mauro l’aveva chiusa in un cassetto o forse riportata a
casa.
Domitilla aveva tentato anche di aprire una breccia
nelle difese di Mauro, facendo delle domande appena
accennate, ma Mauro non aveva abboccato a nessun amo.
Anche in aereo, mentre si dirigevano a Phnom Penh, gli
aveva chiesto delle sue missioni precedenti. Si era
informata su Tallinn. E sul Selciato del Gigante,
quando, sapeva, aveva salvato Maarja, caduta in mano ai
terroristi.
Ma ancora una volta Mauro aveva sviato ogni discorso.
La porta accanto si aprì e si richiuse.
Mauro stava per scendere.
Non lo avrebbe fatto aspettare.
Quello era il momento culminante della sua trasferta a
Phnom Penh.
In sessione da lì a breve si sarebbe discussa la
candidatura dell’Etna e si sarebbe andati ai voti.
Sebbene fossero tutti sufficientemente fiduciosi, la
tensione stava salendo e Domitilla si concesse un
respiro profondo per tranquillizzare il cuore.
Si toccò, infine, un orecchino con un gesto tipico che
neppure sapeva le appartenesse.
Prese la pochette ed uscì dalla stanza.
“Mauro, aspettami”, disse, raggiungendolo all’ascensore.
(segue...)
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