Mantova, 19-03-2010
20:30
Caro diario,
sono appena tornata da Mantova, non sai quanto sono
felice,sono ancora emozionata....
Beh, ti racconto tutto dall’inizio…
Siamo a Mantova il
giorno 12 marzo alla cerimonia nella quale vengono
aperti i Sacri Vasi, dove la comunità cristiana è
chiamata a vivere, nel cuore della Quaresima, una
giornata di spiritualità nella memoria del preziosissimo
Sangue di Cristo. La gente è molto ansiosa di rivederli
dopo un intero anno. Un’ora prima dell’evento sette
preti si riuniscono con le rispettive chiavi, per
accertarsi che il giorno seguente vada tutto per il
meglio. Infatti, per aprire lo scrigno contenente le
reliquie, è necessario che tutti i sette preti addetti
all’evento abbiano le rispettive chiavi.
Il giorno dell’evento un
improvviso disguido stravolge la situazione…tutti
rimangono a bocca aperta nel vedere che i Sacri Vasi non
si aprono. Infatti uno dei preti, è sparito insieme alla
rispettiva chiave…
1° capitolo
“Lisi, sbrigati!”mi
disse mio fratello “Faremo tardi. Il treno parte fra un
quarto d’ora”.
“Si, ok,…ora mi preparo!”.Misi nella valigia le prime
cose che mi capitarono davanti e seguii mio fratello
sulle scale. Anche questa volta, ero riuscita ad andare
con Mauro in missione per l’UNESCO. Questa volta
dovevamo ritrovare la settima chiave e il suo rispettivo
prete addetto alla custodia, a Mantova, stupenda
città-museo di origine etrusca.
In viaggio mio fratello mi raccontò ogni particolare:
“Dobbiamo scoprire perché il settimo prete e la
corrispondente chiave sono spariti tra l’ultima prova,
avvenuta alle 7:00, e la vera celebrazione fissata per
le 8:30.” Riprese fiato:“Inoltre nell’alloggio del prete
è stata ritrovata una falsa copia della chiave che
possedeva il sacerdote.” Mauro si soffermò per un breve
momento “E poi!?”chiesi io ansimante...
“E poi ci hanno riferito che uno dei sacerdoti aveva
sentito dei rumori sospetti provenire dalla sala dove
erano custoditi i sacri vasi e aveva scorto un’ombra che
si dileguava tra le colonne”. “Dopo di che un camion
giallo a strisce nere si era allontanato dalla chiesa”.
Il silenzio si fece presente, il treno si era quasi
fermato.
La locomotiva si fermò del tutto, prendemmo le valige e
scendemmo. Alla stazione ci accolsero l’ispettore
Silvestri e Chantal, l’assicuratrice svizzera del
patrimonio Unesco. Raggiungemmo il nostro hotel, dopo di
ciò Mauro ed io andammo nella nostra stanza affaticati
dal viaggio. Mi distesi sul letto e presi il mio
portatile; scrissi ad Agla e Rebecca chiedendo loro come
andasse a Roma. Dopo averle salutate, mi misi a letto e
caddi in un sonno profondo.
2° capitolo
Dopo aver fatto
colazione in albergo, uscimmo per avventurarci nella
nuova città.
Per il primo giorno ci limitammo a visitare i musei e le
chiese, come Palazzo Ducale, antica residenza della
famiglia Gonzaga signora di Mantova dal 1300 al 1700,
Palazzo Te, grandiosa opera di Giulio Romano costruita
nel Cinquecento, la Rotonda di San Lorenzo, esempio di
architettura romana. Poi passeggiammo sul lungolago,
guardando le acque ricche di flora e fauna protetta,
come i fiori di loto e l’airone rosso.
Chantal e Mauro presero un gelato lì vicino, mentre io
rimasi sdraiata sull’erba a pensare a Kieran. Sì, ero
proprio innamorata, non sapevo quello che mi succedeva,
ma stavo aprendo i miei sentimenti verso lui!
L’assicuratrice mi raggiunse e si sdraiò di fianco a me,
poi mi chiese a cosa stessi pensando. Non le risposi,
non ne avevo il coraggio.
Lei lasciò correre e mi chiese:
“Lisi, allora ti piace Mantova?”
Io risposi assente:
“Sì…è bellissimo, emm..no, cioè bellissima”.
Accidenti! Stavo ancora pensando a Kieran. Così ne
approfittai e le domandai:
“Tu, da quando è terminato l’incarico a Padova, hai
sentito Kieran?”
Lei rispose immediatamente:
“Sì, mi ha chiamato solo una volta per chiedermi cosa ti
era successo e perché non gli rispondevi. Perché
t’interessa?!” chiese con un certo sorrisetto.
“Ma noo! Che cosa pensi…” Lasciammo correre quest’argomento
tra risate e, quando Mauro arrivò, ritornammo tutti
all’albergo.
Mi buttai sul mio candido letto e cercai su internet
maggiori informazioni su Mantova.
La città è catalogata come centro ghibellino, ma lo
stemma è tipicamente guelfo (a strisce oro e nere).
Il suo nome deriva dal
latino “Mantua”, probabile latinizzazione
dell'originale toponimo
etrusco, mantenuto anche nelle
lingue gallo-italiche e in numerose lingue
straniere; è un
Comune italiano, capoluogo dell'omonima
provincia in
Lombardia.
3° Capitolo
La mattina seguente ci
alzammo di buon’ora perché ci saremmo incontrati nella
chiesa di Sant’Andrea con i sei sacerdoti. Mi dovetti
preparare velocemente perché, come al solito, Mauro mi
continuava a chiamare!Cercammo e ricercammo la strada
per arrivare alla chiesa, ma continuammo a girare senza
avere risultati, così decidemmo di chiedere informazioni
a qualche passante del luogo. Vedemmo un gruppo di
quattro ragazze che chiacchieravano animatamente;
sembravano esperte del posto, così ci avvicinammo e
chiedemmo loro:
“Scusate, ci potreste indicare la strada più breve per
arrivare alla Chiesa di Sant’Andrea?” Le ragazze
sembravano molto entusiaste di aiutarci a trovare la
strada. Risposero con un sorriso dicendo:
“Certo, noi andiamo giusto da quella parte: se volete,
potete seguirci!”.
Eravamo felici di aver trovato delle ragazze così, per
questo decidemmo di andare con loro. Durante il percorso
parlammo allegramente e le nostre <<guide>> si
presentarono, avevano tutte bellissimi nomi: Michelle,
Giusy, Giulia e Matilde. Mauro si presentò subito come
ispettore dell’Unesco e spiegò quello che doveva
risolvere. Le ragazze, affascinate, chiesero se
potessero partecipare all’avventura e Mauro affermò che
ne sarebbe stato molto felice. Arrivammo alla chiesa, la
osservammo molto attentamente, notammo la stupenda
struttura della cattedrale e cercammo subito un posto
dove potessero essere i sacerdoti, finché li trovammo a
pregare in sacrestia.
Entrammo in silenzio per non disturbare, essi si
girarono e ci dettero attenzione. Ci accompagnarono in
una stanza, dove ci chiesero:
“Avete bisogno?” Mauro rispose fortemente:
“Siamo inviati dell’Unesco e vorremmo sapere qualcosa di
più del settimo prete e della rispettiva chiave
scomparsi”.
I sacerdoti ci guardarono un po’ perplessi, soprattutto
uno in particolare che cercava di nascondersi tra gli
altri; mi rimase impresso il suo viso. Tutti, però,
affermarono che di li a pochi minuti sarebbe iniziata
una celebrazione in cui avrebbero dovuto predicare. Per
questo ci fissarono un appuntamento nello stesso
pomeriggio prima delle 17:00 per offrirci un bel tè
caldo.
4° Capitolo
Dopo aver mangiato alla
famosa “Taberna dei Vassalli”, dove il padre di Michelle
lavora e dove ci aveva offerto la pizza, ci avviammo.
Tra bancarelle e artisti di strada, ritornammo alla
chiesa, dove mio fratello e Chantal discussero con i
preti. Mi separai dalle mie nuove “guide”, che si
avviarono a casa. Decisi di recarmi al lungolago, ma
strada facendo m’imbattei in un palazzo piuttosto antico
coperto da impalchi, ma sembrava interessante, così
entrai.
Il Teatro Bibiena di Mantova fu realizzato da Antonio
Bibiena nel 1767-69.
Il luogo dove sorge il teatro fu, in precedenza,
occupato da un palazzo, abitazione di Ferrante I Gonzaga,
conte di Guastalla. Il teatro fa parte del complesso
dell’Accademia delle scienze.
La platea ebbe un disegno a campana, che produce la
sensazione di un ambiente circolare. L’ambiente appare
finemente decorato: con quattro ordini di palchi, divisi
da colonne, quattro nicchie con statue dei mantovani
illustri.
Quando uscii, erano le cinque e mezzo e il sole
incominciava a tramontare. Tornai al mio percorso per
andare al lago; arrivata lì, mi sedetti su una panchina
e iniziai a leggere un libro. Ero immersa nella lettura
quando una voce mi chiese:
“Posso sedermi?” Abbassai il libro e... un viso
familiare attirò la mia attenzione. Era Kieran, con un
largo sorriso in volto e gli occhi di un verde vivace.
Gli saltai al collo, felice di rivederlo. Ci sedemmo e
lui mi raccontò cosa aveva fatto fino allora. Era
tornato dai suoi genitori, dopo di che aveva ricevuto
un’e-mail da Agla e Rebecca, che gli avevano detto che
Mauro e Lisi stavano andando a Mantova inviati per
l’UNESCO e si era precipitato con il primo volo.
Le ore passarono veloci e, quando guardai l’ora, erano
le 19:30. Il cielo si era arrossato, mentre il sole
accarezzava le nuvole con braccia d’orate facendo
risaltare i palazzi storici. Senza accorgermene, ero
scivolata verso Kieran. Mentre guardavo i cigni che si
acquattavano tra i canneti, posai per sbaglio una mano
sulla sua. La ritirai con uno scatto, ma lui me la
riprese dolcemente. Lo fissai intensamente nei suoi
occhi verde smeraldo. Mi avvicinai ancora
involontariamente, come una calamita attrae un pezzo di
ferro, chiusi gli occhi e... “Lisi, andiamo!”; come al
solito mio fratello era riuscito a rovinare tutto! Mi
staccai da Kieran un po’ imbarazzata. Chantal ci
raggiunse e, dopo aver salutato il nuovo arrivato, posò
lo sguardo sulle nostre mani ancora una sopra l’altra.
Arrossii e immediatamente la staccai; lei mi fece
l’occhiolino ed io capii che non avrebbe parlato. Mauro,
che nel frattempo si era avvicinato, salutò Kieran.
Tutti insieme ci avviammo verso l’albergo.
5° Capitolo
La mattina seguente mi
svegliai più tardi del solito e trovai Mauro che faceva
colazione insieme a Chantal, così mi accodai. Mentre
gustavamo il buon budino al cioccolato, mio fratello mi
raccontò come si erano svolte le immagini.
“I preti hanno detto sempre le stesse cose, scritte
anche sui giornali, ma un sacerdote in particolare ha
attirato la mia attenzione”. Sospirò: “Quest’ultimo si è
identificato come il prete della sesta chiave.” “Era
abbastanza basso e bitorzoluto, con una variazione di
colori tra il bianco e il grigio sui capelli, ma ho
notato una cicatrice vicino al sopracciglio destro”.
Un cellulare squillò, era quello di Mauro. Si spostò un
po’ distante da noi e dopo poco rimase perplesso. Chiuse
la chiamata e si diresse verso la sua sedia. Ci avvertì
di una strabiliante notizia: in un capannone fuori città
era stato trovato un furgone uguale a quello avvistato
dal prete. La polizia ci stava aspettando per altre
informazioni. Mi sistemai velocemente e seguii Chantal e
Mauro verso la stazione di polizia.
Quando arrivammo in commissariato, ci accolse
l’ispettore Silvestri, che ci accompagnò nel luogo
dell’avvistamento.
Il capannone era una struttura verde militare e
dall’interno non sembrava provenire nessuna voce. Il
sovrintendente Silvestri ci spiegò il suo piano
d’azione: intendeva aspettare che i ladri tentassero il
furto per seguirli di nascosto e coglierli con le mani
nel sacco. Così facendo i ladri non avrebbero potuto
allontanarsi dalla città, perché il loro obiettivo si
concentrava nella Chiesa di Sant’Andrea. Erano solo le
16:00, così decisi che sarei rimasta fuori. Girando per
le vie, ebbi l’impressione di essere osservata e mi
parve più volte di vedere l’ispettore Silvestri. Mentre
passavo per piazza Erbe, incontrai le amiche che avevo
conosciuto due giorni prima, e con esse visitai Palazzo
Te. Le cose che mi stupirono di più furono: la sala dei
giganti, il giardino segreto con la fantastica grotta e
la loggia delle muse.
Uscimmo da Palazzo Te e comprai qualche cartolina da
spedire ad Agla e Rebecca. Mentre pagavo, qualcuno mi
passò dietro, mandandomi una folata di vento sul collo.
Mi voltai di scatto e feci in tempo a vedere un’ombra
familiare che si dileguava. La seguii, scordandomi dello
scontrino. L’uomo misterioso iniziò a correre ed io lo
rincorsi, accompagnata dalla mie amiche. Giusy lo stava
per raggiungere, ma quest’ultimo voltò di scatto nella
piazza racchiusa tra le case dietro Sant’Andrea. Quando
anche noi girammo l’angolo, non vedemmo nessuno.
Perlustrammo la zona e l’unica cosa che destava sospetto
era un pozzo dal fondo chiuso. Ci avvicinammo
silenziosamente. E, dopo esserci acquattate sotto il
bordo, saltammo agilmente... L’interno era vuoto, non
c’era nessuno. Uno stormo di piccioni si levò dalla
piazza adiacente. Tornammo da Mauro e non gli dicemmo
niente. Lui comunque ci guardò sospettoso e noi
sorridendo andammo in albergo. Mi coricai e cominciai a
cominciai a pensare ininterrottamente a Kieran, tentando
nel frattempo di scrivere le letterine alle mie amiche
di Roma.
Finito di scrivere
andai a letto.
Mi infilai sotto le candide coperte, tirandomele fino al
collo. Appena appoggiai la testa sul morbido cuscino
sprofondai in un interminabile sonno.
6° Capitolo
Ero ancora in quella
piazzetta deserta. Ero molto agitata e a ogni fruscio
del vento mi voltavo impaurita. Mi sentivo come una
giovane gazzella che aveva appena visto tra il fogliame
un giaguaro aggirarsi, e aspettava in attimi di terrore
la sua ricomparsa.
Vidi di nuovo l’ombra cupa di quell’uomo riflettersi sui
muri delle case circostanti. Tutte le finestre e le
porte erano sbarrate. Ero totalmente sola, senza nessuna
via di fuga. Il cielo sembrava finto, un lenzuolo grigio
steso come sfondo nel piccolo palcoscenico. L’aria si
fece pesante, iniziai a sudare freddo, i miei occhi
erano colmi di paura e un brivido mi percorse la
schiena. All’improvviso una mano gelida mi toccò la
spalla, mi girai di colpo... Era l’ispettore Silvestri,
il mio viso si colorò di un improvviso pallore, ma lui
mi trascinò di forza, tappandomi la bocca in modo
aggressivo. Provai a divincolarmi, ma non ottenni nessun
risultato, anzi l’uomo strinse la presa sempre più
forte. Cercai allora di gridare per trovare aiuto, ma
non riuscivo a pronunciare nemmeno una parola. Il
commissario mi portò fino al capannone e mi fece cadere
sul pavimento. Era tutto buio e non capivo bene cosa
stesse succedendo. Il mio cuore aveva rallentato i
veloci battiti di pochi secondi prima, così tentai di
ragionare, ma mille pensieri mi si accavallarono nella
mente. Notai il camion nero e giallo descritto dal
prete. Di nascosto mi avvicinai al camion: c’era
qualcuno alla guida, ma non riuscivo a capire chi fosse.
La vista iniziò ad annebbiarsi.
L’uomo aprì la bocca e ne uscì una voce familiare:
“Lisi, svegliati!”. Con un sobbalzo aprii gli occhi. Era
Mauro che, preoccupatosi delle mie grida, era venuto a
svegliarmi... Mi riaddormentai di nuovo.
7° capitolo
Il mio sonno fu
interrotto da un “Toc toc”. Mi alzai e in pigiama andai
ad aprire: era la cameriera venuta per le pulizie. Mi
vestii e feci colazione da sola perché Mauro, Kieran e
Chantal erano usciti. Mi sedetti e fu allora che notai
il biglietto con insieme una margheritina.
Presi il fiore e lo
accarezzai. Pensai subito a Kieran, a come ringraziarlo.
Così mi venne in mente di scrivergli un altro biglietto.
Lo ritagliai a forma di cuore e scrissi:
“Ti ringrazio dal profondo del cuore, dove risiede il
tuo pensiero per sempre”.
Glielo misi sopra al cuscino, adagiai il fiore ricevuto
in un vaso con acqua.
In dieci minuti giunsi alla Chiesa. La piazza prima era
animata solo da anziani perché, come ogni lunedì
mattina, tutti i ragazzi erano a scuola. La cattedrale
era deserta, a parte un prete e un poliziotto che
chiacchieravano tra loro, così chiesi: “ Scusate, sapete
dove si trova mio fratello Mauro Cavalieri?”. I due si
voltarono: “Lei per caso è la famosa signorina
Cavalieri?”. “Sì, sono io.” risposi. “Suo fratello non è
qui; mi ha detto di accompagnarla alla stazione di
polizia: venga, salga in macchina”.
In caserma trovai mio fratello che discuteva con
l’ispettore Silvestri e uno dei preti. Un turista
appassionato di resti religiosi aveva fotografato i
Sacri Vasi. La foto scattata rappresentava in primo
piano le reliquie e sullo sfondo l’ombra di un uomo
piuttosto robusto che tentava di raggiungere un
davanzale lì vicino. Quell’individuo era decisamente
basso, ma in una foto non si riusciva a capire quanto.
Ragionai e mi venne in mente il davanzale; era un punto
indispensabile. Mi feci accompagnare in chiesa insieme
al prete e andai nella sala dove c’erano i Sacri Vasi.
Ormai ne ero sicura: il colpevole era uno dei preti, ma
quale?
Individuai il davanzale illustrato nella foto e, con
l’aiuto di uno sgabello, ci misi sopra un mazzo di
chiavi, poi chiamai un prete e gli chiesi se poteva
prendermele. Feci la stessa prova a tutti i preti:
quelli che non ce la facevano li fotografavo senza farmi
vedere, per capire chi potesse essere sospettato. Mentre
stavo per tirare giù le chiavi e andarmene arrivò
l’ispettore Silvestri, venuto per un sopralluogo, così
gli chiesi se riuscisse a prenderle. Con mio grande
stupore vidi che non ci arrivava. Lo fotografai e,
quando lui se ne fu andato, presi le chiavi e tornai in
albergo.
Mi sedetti sul letto e ragionai... Ora avevo solo tre
sospettati:
-
Don
Angelo, prete da appena due anni, era legato alla sesta
chiave. Aveva circa quarant’anni e corrispondeva alla
descrizione dell’uomo sospetto di Mauro;
-
Don
Daniele, otto anni da prete, era un uomo sui cinquant’anni,
e robusto, con la pelle rossastra; i capelli di un
bianco grigiastro erano alzati sulla nuca. Nonostante
l’età, la sua voce risultava calda e vigorosa;
-
L’ispettore Silvestri in gioventù aveva commesso piccoli
crimini, ma ora era poliziotto. Era una persona
misteriosa, che parlava solo se necessario.
8° Capitolo
Una telefonata
improvvisa ruppe il silenzio. I ladri stavano cercando
di compiere nuovamente il furto. Questa volta però la
polizia aveva circondato il capannone ed era tutto
pronto.
Arrivai sul luogo d’azione, dove Mauro m’illustrò il
piano: lui e due agenti di polizia sarebbero entrati nel
baule del furgone; i poliziotti rimanenti sarebbero
dovuti restare nascosti fino a quando i sospettati non
avrebbero aperto le ante del furgone.
Mentre i ladri si
avvicinarono ignari con la refurtiva,il cuore palpitava.
Quando poi questi ultimi aprirono i due sportelloni
Mauro con coraggio saltò fuori gridando:”Fermi o
sparo!”I due tentarono subito di fuggire, ma si
trovarono circondati da tutti i poliziotti.
Poco dopo il padre Angelo mi squadrò dalla testa ai
piedi. Mi voltai e andai a cercare Chantal, ma non la
trovavo. Chiesi a un noto poliziotto dove si trovasse la
mia amica; lui non mi rispose, ma poco dopo la vidi
seduta con la testa appoggiata alla mano. La salutai e
mi sedetti di fianco a lei. Lei alzò la testa e mi
salutò. Aveva gli occhi stanchi.
“Come stai?”mi chiese.”Bene, bene.” risposi
sovrappensiero.”Ti è piaciuto il fiorellino che ti ho
lasciato?” “Eh?!”chiesi saltando sulla sedia.”Ti è
piaciuta la margheritina?”mi disse calma.“Il fiorellino
era tuo?!”esclamai.”Sì, perché?”.
Non la ascoltavo più,stavo già correndo: se fossi
arrivata dopo Kieran sarei morta.
9° Capitolo
Corsi a perdifiato, fino
a quando le gambe non mi fecero male. Salii le scale il
più velocemente possibile. Quando spalancai la porta
c’era Kieran, che in piedi leggeva il mio biglietto.
Ero arrivata troppo tardi. Mi avvicinai imbarazzata
cercando una spiegazione logica, ma non ne trovai
nessuna a parte che ero innamorata di lui. Iniziai a
balbettare in preda al panico. Lui si girò divertito e
mi guardò sorpreso, poi si avvicinò a me fissandomi,
dopo avvicinò le sue labbra alle mie... Il cellulare mi
squillò, andai a vedere: era Mauro che mi avvertiva che
sarebbe rimasto fuori a cena per festeggiare la
risoluzione del caso.
Andai in terrazza, mentre Kieran preparava una tisana.
Il tetto del nostro albergo era piatto, così ci salii
sopra. La luna splendeva alta. Kieran mi raggiunse poco
dopo con due tazze fumanti. Si sedette di fianco a me e
me ne porse una. Il vento gelido della sera mi fece
rabbrividire. Kieran con gentilezza mi mise un braccio
intorno alle spalle ed io mi appoggiai a lui con la
testa. Mentre mi raccontava la storia delle stelle, io
ascoltavo felice... “Andromeda era una giovane figlia di
una bella regina che si vantava di essere più bella
delle ninfe del mare. Nettuno, offeso dal suo
comportamento nei confronti delle sue figlie, scatenò
violente tempeste. Il saggio re, per placare l’ira del
dio, gli offrì il sacrificio della figlia. La fanciulla
venne incatenata a uno scoglio, dove sopraggiunse un
terribile mostro. Quando la giovane si credeva morta
arrivò Perseo, in groppa a Pegaso, che salvò la
principessa e la sposò”. Mentre parlava ci eravamo
coricati per osservare meglio la volta celeste. Kieran
si girò e mi fissò negli occhi. Lo guardai intensamente,
le sue labbra sfiorarono le mie, un brivido mi percosse
il corpo, subito dopo una vampata di calore mi fece
arrossire. Chiusi gli occhi dolcemente. Lui mi abbracciò
facendo scorrere la sua mano delicatamente fino al mio
collo. Mi attirò a sé e finalmente le nostre labbra si
toccarono... Lui sussurrò: “ Lisi, tu mi fai provare
cose che una ragazza non mi ha mai fatto sentire nel
cuore.” Chiuse per un attimo gli occhi... “Sei troppo
speciale e l’amore che provo per te vorrei che
continuasse per sempre... ” “Ti amo!” Era una cosa
bellissima da sentirmi dire e io volevo ricambiare, non
trovavo le parole e andai al punto: “Kieran, anche io
provo le stesse cose, prima di rivederti mi sei mancato
moltissimo, ma per fortuna non ti sei dimenticato di
me”. Feci un sospiro... e dissi: “Anche io ti amo!”. Ci
scambiammo un altro bacio intenso e...
10° Capitolo
Poco tempo dopo,
raggiungemmo Mauro che stava festeggiando in un pub dal
nome “Open Spice”. Con sollievo salii le scale e
calorosamente abbracciai Chantal, che vide me e Kieran
per mano e mi sorrise. Dopo che ci ebbero fatto tutti i
complimenti per la brillante risoluzione del caso, io e
il mio nuovo fidanzato, scambiandoci occhiate intense,
andammo a prendere al bar una bibita da gustare insieme.
I miei pensieri e i miei sogni si erano finalmente
realizzati, era tutto mio. Mi sentivo in paradiso, era
come se mi avesse portato in un’altra vita trascorrere
solo e unicamente insieme a lui... Il mio insuperabile
Kieran. Tutti queste riflessioni s’interruppero con:
“Amore, vuoi andare a ballare?” Io emozionata risposi:
“Sì, per me va bene, tesoro!”.
Ballammo con Chantal e Mauro finché non arrivò una
canzone lenta e romantica. Mauro notò che io e Kieran ci
abbracciavamo dolcemente e con passione ci davamo un
bacio... Lui con interesse volò da Chantal. Io senza
prestargli attenzione continuai il lento ballo.
Quando la serata finì, tornammo con la macchina
all’albergo.
Andai in camera di Chantal per parlarle un po’ del mio
nuovo amore.
Bussai... e la sua voce m’invitò a entrare. Le corsi
addosso per abbracciarla. Ero troppo felice. Mi
allontanò quasi subito per riferirmi la notizia. Mauro
le aveva chiesto spiegazioni su quello che aveva visto
qualche ora prima. Era felice per me e Kieran, ma
ovviamente aveva detto che dovevamo stare per sempre
insieme perché siamo una bella coppia! Saltai di gioia,
era un sogno se mio fratello approvava, voleva dire che
sarebbe andato tutto per il meglio. Così andai a
salutare prima Mauro, poi, più calorosamente, Kieran.
11° Capitolo
Restammo per qualche
giorno a Mantova, per visitare meglio il posto. Quando
però era arrivato il momento di partire avevamo tutti le
lacrime sul volto. Dovevamo lasciare le nostre
inimitabili quattro amiche, che ci avevano seguito per
tutto il nostro lungo percorso. Ci promettemmo che ci
saremmo rincontrate e sentite. Salimmo sul treno per
Roma, poi per tutto il lungo percorso io e Kieran ci
guardavamo, anche mentre giocavamo a carte con gli
altri. Scherzavamo e ridevamo per tutto quello che c’era
capitato in quei giorni. Raccontai del mio fatale sogno,
per cui tutti mi presero in giro!
Arrivati a destinazione, scendemmo e ci recammo alla
nostra amata casa.
Il giorno seguente, dopo aver salutato Agla e Rebecca,
andammo da Di Belardino per ulteriori informazioni, ma
mi ritrovai in un’atmosfera festosa, con tutti i
colleghi di Mauro e lui compreso che urlavano: “Lisi,
Lisi, Lisi!!!” In coro. Mi avevano fatto una sorpresa
destinata alla premiazione di qualche minuto dopo... E
sì, ero proprio entrata nel gruppo dell’UNESCO!
Questa è stata
l’esperienza più bella che ho mai vissuto... Ora devo
andare a fare la doccia…
La vostra Lisi
P.S. Si è andata proprio così, ve lo posso assicurare!!!
Ma potevi evitare di scrivere tutti i particolari?!
Ciao a tutti, alla prossima avventura. (Se dopo sei
libera vorrei invitarti a cena. Lisi se leggi… dopo io e
te dobbiamo fare un discorsetto.)
Tuo Kieran
P.P.S.Wow non sapevo tutte queste notizie, dopo mi sa
che anche noi dobbiamo parlare!!! Comunque mi fa piacere
sapere che stai bene con il tuo nuovo” fidanzato”, dai
scherzo, se è per non farti finire nei guai va bene!!!A
proposito prima di uscire con Kieran devi sistemare la
tua stanza!
Il tuo fratellone
Mauro
P.P.P.S. Che teneri, meno male che mi avevi detto tutto
quella sera in camera!!! Questo caso a Mantova ha avuto
grandi successi. Devo ammettere…Kieran è proprio una
bellissima scelta!!!
Un bacio Chantal
P.P.P.P.S. La prossima volta veniamo anche noi, perché
non possiamo perderci tutto questo. D'altronde siamo le
tue migliori amiche o no?!
Agla e Rebecca
P.P.P.P.P.S.
La smettete di leggere il mio diario?!
SONO COSE MOLTO PERSONALI
!!!
Non so come abbiate fatto a leggere tutto e tutti nel
breve tempo in cui ero in doccia. Comunque sarà una
bellissima serata con te Kieran…
Comunque grazie a
tutti…Ciaoo!!!
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